Dopo il ribaltone di poche settimane fa, arriva in edicola il 17 novembre il trentanovesimo Dylan Dog Color Fest, intitolato “Stati di paura“. Composto da tre storie brevi, l’albo è interamente sceneggiato dall’autore aretino Lorenzo Palloni, che ha anche disegnato la terza storia, “Amor(t)e”.
Gli abbiamo rivolto qualche domanda per inquadrare maggiormente la sua carriera e le sue idee, e per capire meglio come si è approcciato al suo primo incontro professionale con l’Indagatore dell’Incubo. Buona lettura!
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Mi chiamo Lorenzo Palloni, ho trentaquattro anni e sono un fumettista. Ho da sempre una passione sfegatata per noir, thriller, giallo sociale e in generale per la parte oscura della vita quotidiana.
► Puoi presentarti ai lettori di Dylan Dog?
Mi chiamo Lorenzo Palloni, ho trentaquattro anni e sono un fumettista. Sono ossessionato dalle narrazioni e dal medium fumetto. Sono cresciuto leggendo Ian Fleming e tutti i noir e i libri di genere su cui riuscivo a mettere mano, oltre che i fumetti più disparati. Ho da sempre una passione sfegatata per noir, thriller, giallo sociale e in generale per la parte oscura della vita quotidiana, quella dove si nascondono i bisogni e i segreti che il patto sociale non può svelare.
Vengo dall’autoproduzione, ho fatto una ventina di graphic novel per il mercato francese e italiano, spesso collaboro con università su adattamenti scientifici, sto scrivendo un cartoon, insegno Storytelling e Sceneggiatura presso le sedi di Firenze e Reggio Emilia della Scuola Internazionale di Comics e proprio ieri mi è venuta in mente una storia lunga da scrivere in prosa – la mia prima – ma chi lo sa…
Sono autore unico, scrittore per altri, disegnatore per altri ancora. Disegnare mi spompa, scrivere mi dà energia e faccio entrambe le cose quotidianamente. Ancora mi stupisco di cose come la stampa e i bonifici.
► Qual è stato il tuo percorso da fumettista precedente al tuo arrivo sul Color Fest?
Ho studiato alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze, dove ho avuto insegnanti incredibili, alcuni dei quali ora sono miei colleghi di collettivo in Mammaiuto – un’associazione culturale che ha appena compiuto dieci anni e che ha all’attivo una quarantina di libri vincitori di premi e tradotti in Francia e Spagna, ma che soprattutto pubblica gratis online tutto quello che gli autori raccontano.

Mi sono accorto che il racconto è una droga, quindi faccio lo sceneggiatore per necessità: non posso disegnare io tutte le storie che mi vengono in mente.
Ho iniziato il mio percorso con l’obiettivo di disegnare supereroi, poi però mi sono accorto che il racconto è una droga, quindi faccio lo sceneggiatore per necessità: non posso disegnare io tutte le storie che mi vengono in mente. Dentro Mammaiuto sono cresciuto professionalmente, in parallelo con il mio lavoro come sceneggiatore e autore unico per varie case editrici francesi, il cui mercato è particolarmente virtuoso.
Ho vinto un paio di premi Boscarato del Treviso Comics Book Festival e un Gran Guinigi di Lucca Comics, tutti nell’ambito sceneggiatura. Ho fatto molti libri in Italia, sono tutti figli miei ma sono particolarmente affezionato alle mie raccolte di racconti brevi della Collana Duepunti di Mammaiuto, a “Mooned” (Mammaiuto/Shockdom, 2012-2017), a “Instantly Elsewhere” e “Terranera”, fatti entrambi con Martoz (Shockdom, 2018 e Feltrinelli Comics, 2020) e alle pubblicazioni con Saldapress: “La Lupa” (2019), “Desolation Club” con Vittoria Macioci (2020) ed “Emma Wrong” con Laura Guglielmo (2021).

► Qual è il tuo rapporto da lettore con l’Indagatore dell’Incubo?
Ho scoperto Dylan molto tardi, alla Scuola di Comics. Da ragazzino leggevo fumetti Marvel e libri in prosa, snobbavo erroneamente quasi tutto il resto. La cosa positiva di scoprire certe storie in età avanzata è avere strumenti che prima non avresti avuto per decodificarle: “Storia di Nessuno” e “Memorie dall’Invisibile” in primis mi hanno spaccato il cuore e la testa, ma le dinamiche generali delle storie mi hanno catturato.

Con Dylan Dog puoi raccontare letteralmente di tutto e l’horror come chiave di lettura è un vettore perfetto, incredibilmente catartico.
È sempre tutto così semplice e sorprendente: il pop italiano, il mainstream contemporaneo al servizio della qualità più alta di scrittura. Con Dylan puoi raccontare letteralmente di tutto e l’horror come chiave di lettura è un vettore perfetto, incredibilmente catartico. Da allora non ho mai smesso di leggere Dylan Dog. Quando poi Roberto Recchioni mi ha chiamato per espormi l’idea del Color Fest e ho cominciato a studiare Dylan dall’interno, ho compreso ancora di più il potenziale di un personaggio potente e stratificato: un archetipo umanissimo, alle prese con le nevrosi dell’era contemporanea e che indaga in realtà “incubi di plastica”, come dice Frankie Hi-Nrg in “Quelli che ben pensano” – i prodotti/scarti di un’epoca infernale. Come fai a non subire il fascino di un personaggio del genere?
► Sicuramente hai scelto gli artisti per le storie non disegnate da te in modo che potessero rendere al meglio le atmosfere dei singoli racconti. Puoi parlarci dei criteri di scelta e perché questa è poi ricaduta su Lorenzo Nuti e Alessandra Marsili?
Alessandra e Lorenzo sono prima di tutto due giovani fuoriclasse di disegno e storytelling che troppo pochi in Italia conoscono e non è una cosa accettabile. Sono miei amici e collaboratori storici. E in fondo, ma non per importanza, le storie che volevo raccontare incorporavano dinamiche che ognuno, a suo modo, gestisce alla perfezione.

Alessandra e Lorenzo sono prima di tutto due giovani fuoriclasse di disegno e storytelling che troppo pochi in Italia conoscono e non è una cosa accettabile.
Alessandra ha un segno morbido ed espressivo che risalta l’attorialità dei personaggi, per questo ha realizzato “I Maestri dell’Oltreodio”, una storia intima su chi ci sentiamo di essere e magari non siamo. Lorenzo ti fa cadere la mascella ad ogni inquadratura, ed è un mostro nell’azione, per questo “Dio di Corda e Miseria” era la scelta perfetta: corde assassine che uccidono politici e una corsa furiosa per fermarle.
Recchioni, poi, ha insistito che disegnassi la terza storia, “Amor(t)e”. Io ho fatto un po’ opposizione, ma alla fine ho ceduto e lo ringrazio per questo: è stato bellissimo e straniante disegnare personaggi non miei ma con piena libertà. Questa è la forza dell’autorialità, l’aspetto più affascinante e potente del Color Fest. La copertina di Antonio Zeoli, con cui oltretutto sto collaborando su altri progetti, è solo la ciliegina sulla torta di un’esperienza per me magnifica e carica di emozione.

► Puoi dirci in che modo ti sei approcciato alle storie e che visione hai voluto dare del personaggio? Si tratta di una visione univoca o di tre diversi punti di vista su Dylan?

Stessa visione ma con tre lenti differenti: giallo, action e thriller, tutti amalgamati con l’orrore urbano e contemporaneo.
Stessa visione ma con tre lenti differenti: giallo, action e thriller, tutti amalgamati con l’orrore urbano e contemporaneo. C’è un altro fil rouge evidente che lega le tre storie, ovvero l’impatto sociale delle nostre azioni. Nelle storie esploriamo il rapporto con il Governo, con le istituzioni religiose, e a livello ancora più quotidiano con la polizia, con i passanti, con i vicini di casa, con tutti gli strati dello stato sociale e personale. Senso di colpa, insicurezza fisica, incoscienza civile: tutti stati emotivi che portano con loro un carico di paura e di tensione palpabili. Così abbiamo trovato il titolo “Stati di Paura”.
Si sa che in Dylan Dog i mostri non sono mai quelli che ti aspetti, e anzi sono quasi sempre vittime della società, indifendibili ma comunque da difendere a ogni costo. Nel caso di queste tre storie, volevamo che i mostri fossero talmente in evidenza da essere impossibili da accettare, così da sorprendere ancora di più il lettore. Speriamo di aver fatto un buon lavoro. Di sicuro ci siamo divertiti, sono storie di cui vado orgoglioso.
A cura di Adriano Barone
Dylan Dog Color Fest 39 “Stati di paura“, testi di Lorenzo Palloni e disegni di Lorenzo Nuti, Alessandra Marsili e Lorenzo Palloni, copertina di Antonio Zeoli. Dal 17 novembre in edicola, fumetteria e nel nostro sito ufficiale.
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