Il colpevole è Carlo Lucarelli!
Ricordo d'Autore
Ogni volta che Gianfranco Manfredi veniva nella redazione di via Buonarroti si fermava a chiacchierare con me e Maurizio Colombo di musica, di teatro, di letteratura, di cinema, di fumetto.
Ogni volta che Gianfranco Manfredi veniva nella redazione di via Buonarroti si fermava a chiacchierare con me e Maurizio Colombo di musica, di teatro, di letteratura, di cinema, di fumetto. Erano lunghe chiacchierate dove ci raccontava aneddoti e curiosità su quei mondi dell'immaginario che aveva frequentato.
Uno dei punti che spesso avevamo toccato insieme era la sua passione per gli zombi. Passione nata in tempi non sospetti, quando i morti viventi non erano di moda ma piacevano tanto anche a Sergio Bonelli, che non a caso li aveva messi nelle storie di Zagor raccontando nello specifico la cultura del vudù. È curioso pensare che alla pubblicazione del primo romanzo di Gianfranco, il prezioso e indimenticabile "Magia Rossa", avesse assistito come fan mio padre Raffaele e che in quella storia appaia nelle sue vesti di creatrice di pupazzi (che li faceva a pezzi con la sega elettrica nelle prime pagine) Velia Mantegazza, che mi ha insegnato fin da piccolo come comportarmi su un palco e che ha curato tutti gli spettacoli teatrali di Gianfranco e Ricky Gianco ma anche quelli di Gino Paoli e Roberto Vecchioni.
«Nel Sessantotto ero stato fulminato dal film di Romero "La notte dei morti viventi"» spiegava Gianfranco Manfredi nella riedizione realizzata da Gargoyle Books nel 2006 di quel suo romanzo d'esordio che tanto aveva amato e che devo ammettere non è invecchiato nel tempo. La ristampa recava un sottotitolo importante: "La rivolta degli spettri". E la storia aveva stregato i lettori subito.
Nel Sessantotto ero stato fulminato dal film di Romero "La notte dei morti viventi".
Un romanzo horror coraggiosamente pubblicato da Feltrinelli nel 1983 e ambientato a Milano negli anni Settanta, che narrava le peripezie dello studioso di archeologia industriale Mario Montrese che casualmente si trova a indagare sulle attività medianiche del misterioso Tommaso Reiner, un mago anarchico e scapigliato vissuto alla fine dell'Ottocento e che le leggende sostengono avere fronteggiato con i suoi poteri nientemeno che il III Corpo d'Armata del generale Fiorenzo Bava Beccaris. Montrese scoprirà che proprio nel maggio del 1898 Reiner era stato in grado di far scoppiare i fucili dei carabinieri che stavano per sparare sugli inermi cittadini milanesi insorti a causa dell'aumento del costo del grano. Un attacco guidato dalle forze armate capitanate proprio da Bava Beccaris che erano state reclutate per sedare i disordini civili di quel periodo. E fra i segreti che riguardano il misterioso "mago" emergono anche le sue supposte capacità di poter fermare a distanza i meccanismi delle macchine ma anche quella di resuscitare i morti.
Fra le pagine di "Magia Rossa" Mario Montrese e il suo compagno di studi Alberto Bellini si troveranno così poco alla volta coinvolti in una vicenda particolarmente complessa scandita da «morti ammazzati e inquietanti prodigi: idoli che si animano, automi assassini, visioni d'incubo e morti viventi». Zombi che riemergono dalle rovine fatiscenti di fabbriche abbandonate e che hanno un'identità segnata dal loro passato di operai. Creature che lo stesso Tommaso Reiner è capace di risvegliare nel presente, visto che il suo spirito non sembra essersi affatto spento nei secoli, ma anzi sta cercando ogni modo per potersi reincarnare di nuovo sulla Terra.
Rileggendo ora quella trama potrebbe essere perfetta per una di quelle nuove fiction tv che tanto hanno successo al giorno d'oggi.
Rileggendo ora quella trama potrebbe essere perfetta per una di quelle nuove fiction tv che tanto hanno successo al giorno d'oggi. Ci sono i personaggi storici, c'è l'ambientazione originale, c'è uno sviluppo che mescola temi sociali e paura, c'è una mediazione fra la cronaca civile e il paranormale che pochi autori saprebbero fare.
Gianfranco Manfredi raccontava che gli intenti che stimolarono quella sua opera horror a metà degli anni ottanta erano precisi: «Sulla scia del film di Romero si stavano rivelando oltreoceano una serie di giovani registi dell'orrore (come John Carpenter, David Cronenberg, Wes Craven, Tobe Hooper...) che rinnovarono in profondità il genere, Nei loro film spiccavano i riferimenti sociali. Io mi chiedevo se qui in Italia non fosse giunto il tempo di fare qualcosa di simile a quello che nel decennio precedente aveva fatto il nostro cinema western, e cioè da un lato un'aperta politicizzazione di un genere classico, ereditato dalla tradizione, e dall'altro una sua reinterpretazione più marcatamente simbolica, fino al visionario».
Provate a rileggere le pagine di "Magia Rossa" e capirete quanto fosse incredibile la sua intuizione. Una storia che non è sparita, per fortuna dei lettori, perché Gianfranco decise di affidarla qualche anno fa al servizio digitale delle Biblioteche Lombarde grazie al MIOL, sul cui portale è ancora oggi leggibile in formato ebook.
D'altra parte Gianfranco è sempre stato curioso e al passo con i tempi e anche nelle ultime sue settimane di vita ha continuato a immaginare, scrivendo testi e canzoni. In fondo gli zombi che tanto amava sono una figura fantastica e simbolica che è ritornata più volte nella sua carriera. Basta pensare a una canzone e a un album dallo stesso titolo: "Zombie di tutto il mondo unitevi". Un 33 giri e un brano incisi nel 1977 per l'etichetta Ultima Spiaggia fondata da Ricky Gianco e Nanni Ricordi che è divenuto un pezzo raro da collezione particolarmente ricercato. E se la copertina di quel disco poteva far rabbrividire e incuriosire gli acquirenti, la ballata nello specifico aveva un testo che chiariva gli intenti dell'autore, perché recitava:
e attraverso i muri
attraverso le porte
passano i fantasmi
delle persone morte
passa il desiderio
di zombie proletari
che solo nel silenzio
sanno illudersi uguali
passa un sogno perduto
di ricomposizione
passa un sogno suicida
che dice che ha sparato
a un cuore che non c'è
al cuore dello Stato
passa un sogno che canta
l'ultima ideologia
Quella passione per i morti viventi e la loro carica rivoluzionaria ha continuato ad accompagnare Gianfranco negli anni successivi, tanto da decidere di inserire quelle creature nella saga horror-western a fumetti di Magico Vento e nello specifico negli episodi "Lungo coltello" e "Il figlio del serpente" dove a ritornare dalla tomba (in una storia disegnata da Giuseppe Barbati e Bruno Ramella) per perseguitare i Sioux Lakota e il loro sciamano Ned Ellis è il feroce cavaliere sudista Louis Beaumont. Un ufficiale confederato che porta tatuata sul petto l'effige del dio serpente Damballah del Vudu e che ha intenzione di risvegliare un intero esercito di soldati assassini come lui. Un fumetto da brividi.
Quella passione per i morti viventi e la loro carica rivoluzionaria ha continuato ad accompagnare Gianfranco negli anni successivi.
Devo confessarvi che ho tutta la collezione di Magico Vento a casa e sono molto orgoglioso di essere stato il redattore che preparò assieme a Graziano Frediani i testi di lancio di quella serie per il Giornale di Sergio Bonelli, con la supervisione di Renato Queirolo che con attenzione seguì il grande talento di Gianfranco per tutti i numeri di quella serie a fumetti ambientata in un immaginario di Frontiera dove la Storia si incrociava con il fantastico, e la letteratura con l'etnologia.
A casa mia oltre, a quei fumetti troverete anche il disco di mio padre di "Zombie di tutto il mondo unitevi" e la sua copia di "Magia Rossa", entrambi con autografo di Gianfranco. Ma se mi chiedeste qual è il suo libro più speciale che ho in casa non vi citerei né "Ultimi vampiri" né "Il piccolo diavolo nero" (che comunque custodisco gelosamente) ma dovrei parlarvi di un prezioso libro che Manfredi donò per un'asta davvero speciale e che io mi aggiudicai per poter donare un aiuto finanziario a un'amica cara a me e a Gianfranco: Tecla Dozio. Si tratta di una copia di "The Killer Inside Me" di Jim Thompson con una bella introduzione di Stephen King. Quel volume era di proprietà di Gianfranco Manfredi, che se l'era aggiudicato negli Stati Uniti e che decise di donarlo per l'asta benefica organizzata per salvare la Libreria La Sherlockiana di Milano. Io fui il fortunato che riuscì ad aggiudicarselo. E vi confesso una cosa: avrei dovuto farmelo firmare anche da Gianfranco ma mi sono dimenticato di chiederglielo.
Tecla e Gianfranco furono i primi due ospiti della mia trasmissione radiofonica "Tutti i colori del giallo" su Radiodue nell'autunno 2002. Tecla parlò di Sherlock Holmes e Gianfranco invece raccontò con passione Edgar Allan Poe ricordando agli ascoltatori che «quelli che sognano ad occhi aperti sono a conoscenza di molte cose che sfuggono a chi sogna addormentato.»
A cura di Luca Crovi
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