10 febbraio 2022

Ricordando Mino Milani

Giovedì 9 febbraio ci ha lasciati, a 94 anni, Mino Milani, giornalista, storico e grande romanziere e sceneggiatore fumettistico. Lo ricorda, ripercorrendone la carriera, Graziano Frediani in questo lungo articolo.

11/02/2022

Ricordando Mino Milani

Chiunque voglia risalire sino alle radici della moderna idea d'Avventura, oltre a Jack London ed Emilio Salgari, dovrà esplorare l'universo narrativo di Mino Milani, narratore di storie che molti relegano nell'ambito della letteratura per ragazzi, ingiustamente considerata "inferiore". Invece, tutti noi sappiamo quanto "alto" e profondo sia stato il suo modo di raccontare il carattere e il destino - che spesso sono la stessa cosa - di uomini (e donne) per lo più di giovane età, la cui vita non ha il privilegio di correre lungo i rassicuranti sentieri della prevedibilità.


Un'illustrazione realizzata da Aldo Di Gennaro in ricordo di Mino Milani e alcuni dei suoi personaggi.

Una guerra, la miseria, l'avversa fortuna, la perdita dei legami familiari, un'improvvisa partenza, una caccia al tesoro, il richiamo dell'ignoto, la ricerca della giustizia e della libertà.

Una guerra, la miseria, l'avversa fortuna, la perdita dei legami familiari, un'improvvisa partenza, una caccia al tesoro, il richiamo dell'ignoto, la ricerca della giustizia e della libertà: i personaggi di Milani vengono sempre messi alla prova e, per non perdersi, sono costretti a correre sull'incerto crinale che divide la paura dal coraggio, le gioie dell'incoscienza dai dolori della maturità.

Nato il 3 febbraio 1928 a Pavia, dove si è laurea con una tesi sul brigantaggio meridionale, inizia a collaborare con il Corriere dei Piccoli diretto da Giovanni Mosca nel 1953, e il passo d'esordio è un racconto, "San Giovanni del Salto", dove rievoca "una battaglia per la libertà" combattuta in Sud America, poco più di un secolo prima, da Giuseppe Garibaldi, figura fondamentale per Milani, che gli ha dedicato un'imponente biografia critica.

Nel 1958, su richiesta di Mosca, affronta il western, all'epoca molto di moda, e crea Tommy River, sudista reduce dalla Guerra Civile, e dunque "dalla parte sbagliata", che parte verso il Lontano Ovest; un successo durato per anni, che contemporaneamente si accompagna alla scrittura di romanzi a puntate, racconti, serie a fumetti, spesso firmate con vari pseudonimi (Piero Selva, Eugenio Ventura, Stelio Martelli, Billy Danning e persino l'improbabile Trentuno Maggio).

Dopo ventiquattro anni di presenza sul Corriere dei Piccoli (detto affettuosamente Corrierino) e sulle sue derivazioni (Corriere dei Ragazzi, CorrierBoy), passa a lavorare per il Messaggero dei Ragazzi, Skorpio, Il Giornalino e le francesi Editions Larousse. Al suo fianco, armati di china, matita e colori, artisti del calibro di Mario Uggeri, Sergio Toppi, Dino Battaglia, Aldo Di Gennaro, Hugo Pratt, Grazia Nidasio, Attilio Micheluzzi, Milo Manara, Alberto Breccia, Jorge Moliterni, Giancarlo Alessandrini, Enric Siò e tanti altri. Stili diversi, via via più moderni, come se, accanto a lui, fossero cresciute generazioni sempre nuove non solo di lettori, ma anche di disegnatori e illustratori.

Fatta salva l'accuratezza dell'ambientazione storica, Mino Milani non si è mai arroccato dietro un genere particolare, né si è soffermato su un'unica epoca.

Fatta salva l'accuratezza dell'ambientazione storica, Mino Milani non si è mai arroccato dietro un genere particolare, né si è soffermato su un'unica epoca: ha raccontato l'Italia seicentesca di Capitan Coviello, il Far West post-Alamo e post-Guerra Civile di "Bob Crockett", "Tommy River" e "Timber Lee", la Bretagna mitica di Re Artù, le indagini fanta-archeologiche di Martin Cooper e quelle fanta-esoteriche de Il Maestro, il Medioevo delle compagnie di ventura (Efrem), le guerre di Venezia e dell'Ungheria contro i Turchi ("I quattro di Candia", "Fortebraccio"), l'Africa dei mercanti di schiavi ("Aka-Hor", "Nell'inferno del Sudan"), la Cina della Rivolta dei Boxer ("Il drago di fiamma"), il Risorgimento italiano ("Mille860"), la Rivoluzione Francese ("Eudes"), la spedizione di Garibaldi in Uruguay ("Il fiume non si ferma"), l'India sotto l'Impero Britannico ("Lord Shark"), la Legione Straniera ("L'uomo venuto dal nulla"), e mille altre avventure vissute non sia qui, sulla vecchia Terra, sia negli abissi del cosmo.

Al centro delle sue trame, vale la pena ripeterlo, ci sono personaggi malinconici, spesso inesperti e ancora innocenti, che la vita - o ancor più spesso la Storia - costringe a compiere scelte decisive, traumatiche, che li faranno crescere. Inevitabile che anche le sue escursioni in àmbito fantascientifico siano sempre umanistiche più che antropocentriche, e dolorosamente eroiche anche se vedono i terrestri del domani spingersi oltre la Luna, il Sole e le stelle conosciute, sulle nuove piste dell'ignoto, con il rischio di scoprire inaspettate verità (soprattutto dentro di sé).

Al centro delle sue trame ci sono personaggi malinconici, spesso giovani e ancora innocenti, che la vita - o ancor più spesso la Storia - costringe a compiere scelte decisive, traumatiche, che li faranno crescere.

Accede in due romanzi a fumetti illustrati da Dino Battaglia: "Selena" e "I 5 della Selena", un'epopea crepuscolare che il Corrierino pubblicò fra il 1962 e il 1966. A bordo della "Selena", cinque astronauti del 1991 vengono spediti su Marte, che le potenze della Terra intendono colonizzare. Lì giunti, scoprono che i resti della grande e antica civiltà marziana vengono custoditi nel sottosuolo, mentre i superstiti si sono trasferiti su un altro pianeta, Sigma, dove vivono in pace; i Nostri decidono di unirsi a loro, rinnegando i propri mandanti. Vent'anni dopo, una seconda spedizione, guidata dal bellicoso generale Prade, parte per impossessarsi a qualunque costo di Marte, dei preziosi minerali di cui è ricco e delle avanzatissime tecnologie che nasconde; il sacrificio di tre dei cinque della "Selena" e un apocalittico, quasi mistico, messaggio telepatico che attraversa lo spazio, fermeranno la follia terrestre.

Nel 1972, Milani pubblica sul Corriere dei Ragazzi un romanzo, "Pianeta 1002", cronaca di una missione spaziale chiamata "Operazione Ultima Speranza": tre astronauti tentano di raggiungere un luogo, situato «a distanza inimmaginabile, addirittura in un'altra galassia», dove possano rifugiarsi gli abitanti della Terra, tanto inquinata e contaminata da essere inabitabile.

Esce nel 1973, sul Corriere dei Ragazzi, "Anni 2000", la serie che vede l'esordio del disegnatore Giancarlo Alessandrini: alla vigilia del Terzo millennio, l'umanità rischia di scomparire per colpa di un incidente atomico d'origine aliena; ma il geniale professor Buchstein sventa la catastrofe, fermando l'invasione guidata dal malvagio dittatore del pianeta Plutone. Per Il Giornalino, nel 1985, Milani scrive la serie distopica "I superstiti" (disegni di Nevio Zeccara): in un mondo finito sotto il tallone di un popolo anti-cristiano venuto dall'Oriente, alcuni italiani di fede cattolica organizzano la resistenza contro quella barbara dittatura.

Ho cominciato a scrivere da ragazzo, a quattordici anni. Ho cominciato a pubblicare, invece, giusto dieci anni dopo, sul Corriere dei Piccoli, attraverso una raccomandazione, e ho continuato così, per via della raccomandazione, per qualche mese. Poi, per fortuna, la raccomandazione non è servita più...

Escludendo gli spunti fanta-archeologici contenuti nelle indagini di un suo celebre personaggio letterario, il giornalista scientifico Martin Cooper, e i toni steampunk ante-litteram che arricchiscono le imprese ottocentesche del geniale Dottor Oss, per trovare altri esempi di fantascienza pura - ma sempre "alla Mino Milani" - bisogna risalire a due testi poco noti, usciti sul Corriere dei Piccoli: "La luna nascosta" (1959) e "Stella 1001" (1962). In entrambi i casi, qualcuno dovrà sacrificarsi, seguire il senso del dovere, superare i propri limiti e paure. Chi non li conoscesse può ritrovarli in un volume, "Di stelle e di misteri" (Edizioni della Vigna, 2019), insieme a un racconto, "Lo strano viaggio di Tommaso Rampin", nel quale la vena fanta-archeologica tocca livelli orrorifici alla H.P. Lovecraft.

Non voglio qui approfondire il discorso sui suoi romanzi gotici, thriller, polizieschi o del mistero, le cronache piccole e grandi scovate nel passato della sua Pavia, i saggi sul Risorgimento e sull'amato Garibaldi, le riscritture di miti e leggende… Preferisco concentrarmi sull'immenso patrimonio di emozioni sotto forma di parole e immagini che Milani ha scritto per tanti futuri big dell'arte sequenziale, autentici capolavori che conforta ritrovare oggi in edizioni accurate ed eleganti.

Le Edizioni Effigie di Giovanni Giovannetti stanno provvedendo a riscoprirne alcuni, dopo aver dedicato al Maestro pavese un'imponente e iconograficamente ricchissima biografia: "Come è bella l'avventura" (2018). Poi è toccato a "I nemici fratelli" (2019), il primo fumetto che Milani sceneggiò e che apparve sul Corriere dei Piccoli nel 1960, con i disegni di Uggeri; infine, nel 2021, è stato recuperato "Fortebraccio", il graphic novel apparso originariamente sul Corrierino tra il 1966 e il 1967.

L'ho chiamato "graphic novel", e la definizione è senz'altro appropriata, secondo gli standard attuali; ma avrei anche potuto dire che si tratta di un "period drama", un kolossal in costume, per le inquadrature e le scene di massa di puro taglio cinematografico, mentre Milani ne riconosce l'impianto romanzesco, tanto che, confessa, a lungo coltivò il progetto di trasformarlo, per l'appunto, in un libro. Non l'ha fatto, e Fortebraccio rimane così, un esempio perfetto - e autosufficiente - di quel che può essere un fumetto, se a maneggiare chine, pennelli e matite è un cartoonist d'eccezionale forza espressiva come Aldo Di Gennaro.

L'amore e la morte intrecciano le esistenze di Fortebraccio Corsini, giovane gentiluomo italiano, studioso d'alchimia, e della contessa ungherese Agnese di Ferencz, che ha sposato per procura senza averla mai vista.

L'amore e la morte intrecciano le esistenze di Fortebraccio Corsini, giovane gentiluomo italiano, studioso d'alchimia, e della contessa ungherese Agnese di Ferencz, che ha ereditato e messo in vendita la ricchissima biblioteca appartenuta al proprio padre, il conte Laszlo, famoso scienziato e ricercatore. Siamo nel 1696, e, prima d'incontrare Agnese, che ha sposato per procura senza averla mai vista, Fortebraccio affronta mille peripezie, intrighi e colpi di scena, finendo coinvolto nella guerra ai Turchi che da anni occupano l'Ungheria. Di certo, Agnese non è la vecchia e scipita zitella che lo sposo si aspettava, bensì una ragazza bella, orgogliosa e colta, degna di correre al suo fianco.

Rileggendolo a distanza di tanto tempo, ci si accorge subito dell'importanza di Fortebraccio, e, in particolare, dell'alta qualità del segno di Aldo Di Gennaro, che oggi ricorda di avervi lavorato tenendo come ideale riferimento grafico illustri e ammirati colleghi: l'Alex Raymond di "Rip Kirby", Alex Toth e Giorgio De Gaspari. Diceva Milani: «Considero Di Gennaro il più grande dei nostri fumettisti; per le sue soluzioni, l'aderenza al carattere dei personaggi e il rispetto, sempre critico, della sceneggiatura».

Impossibile non ricordare, infine, Tommy River, la più celebre delle sue creazioni, sicuramente la più ricordata dal pubblico del Corrierino. «Chi è Tommy River? L'impetuoso capitano sudista della battaglia di Gettysburg? Il Cheyenne dal viso pallido? L'affannato cercatore d'oro? L'instancabile cowboy? Il pistolero dal colpo infallibile?», si domandava Carla Poesio, all'inizio del saggio con cui, nel 1972, presentava i primi quattro romanzi di Tommy River, raccolti dall'editore Mursia in un cofanetto.

E la risposta, sicuramente già nota a chi avesse letto anche uno solo di quei romanzi (o anche uno solo dei romanzi senza Tommy River) scritti da Milani, era semplice, inequivocabile: «Nessuna di tali definizioni rivela appieno l'identità di questo uomo coinvolto in una serie di avventure spesso non desiderate e impegnato alla ricerca di qualcosa che gli sfugge perennemente». Una ricerca che si snoda nell'arco di otto titoli che Mursia trasformerà in best-sellers da libreria: "Tommy River e lo scozzese", "L'avventura di Tommy River", "Tommy River", "Il ritorno di Tommy River", "Tommy River e il Tuerto", "Tommy River sulla via del Nord", "Tommy River e la lunga pista", "Tommy River addio".

La guerra civile ha dilaniato l'America, decimato una generazione, distrutto i sogni e gli ideali di chi militava dalla parte sbagliata della barricata. Che fare? Per cosa combattere, ora? E, soprattutto, per cosa vivere?.

«Ho cominciato a scrivere da ragazzo, a quattordici anni. Ho scritto un romanzo di quaranta pagine, intitolato "Fort George", una storia dell'India coloniale. Il generale aveva venticinque anni, l'eroe ventidue. Mi sembrava l'età giusta. Ho cominciato a pubblicare, invece, giusto dieci anni dopo, sul Corriere dei Piccoli, attraverso una raccomandazione, e ho continuato così, per via della raccomandazione, per qualche mese. Poi, per fortuna, la raccomandazione non è servita più…», dirà in seguito Mino Milani.

Come accennavo all'inizio, Tommy River nacque su richiesta dell'allora direttore, Giovanni Mosca, deciso a soddisfare le richieste di una larga fascia di pubblico, che chiedeva a gran voce una serie ambientata nel Selvaggio West. Milani si mise subito all'opera, studiando, come ricorda oggi, «un personaggio che avesse caratteristiche in grado di rimanere impresse nella memoria dei lettori», e che fosse, aggiungiamo noi, il più possibile lontano sia dagli stereotipi della letteratura avventurosa "per ragazzi" di produzione italiana ancora in voga a quel tempo (le firme erano sempre le stesse: Salgari, Luigi Motta, Salvator Gotta, Emilio Fancelli...), sia dagli eroi ingenui e fanciulleschi del fumetto western (si pensi a Capitan Miki e al Piccolo Sceriffo), tanto di moda negli anni Cinquanta.

Attingendo a un bagaglio di ricordi cinematografici, dai film di John Ford a "Il Cavaliere della Valle Solitaria", che il regista George Stevens aveva tratto da un romanzo di Jack Schaefer, e immergendo le sue storie (quelle di Tommy River, ma anche quelle dei personaggi successivi: Efrem, Fortebraccio, Capitan Coviello, Martin Cooper, i Cinque della Selena, il Maestro...) in una sua personale visione della Storia, Milani inizia a scolpire il ritratto di un romantico reduce della Guerra di Secessione americana, stanco di combattere, di uccidere e di veder morire, ma sempre pronto a impugnare la sua Colt, e dunque a scendere di nuovo in campo, se qualcuno - non importa quale sia il colore della sua pelle - subisce un sopruso.

È stato quando ho letto per la prima volta Conrad che ho avuto la sensazione precisa di essere una parte dell'umanità, di quella non casualmente vivente nei miei giorni, ma di quella passata, presente e futura.

Settimana dopo settimana, prima in veloci racconti autoconclusivi, poi in corposi romanzi a puntate, magnificamente illustrati da Mario Uggeri, i lettori del Corrierino iniziano a fraternizzare con questo ex ragazzo che, per difendere la bandiera del vecchio Sud, ha lasciato la sua casa nel Kentucky, ha guidato la carica del 46° Cavalleria Confederata con i gradi di capitano, ha visto l'inferno della battaglia di Gettysburg, il 3 luglio 1863, e ne è sopravvissuto per miracolo, è finito prigioniero dei Nordisti, rinchiuso in un campo di concentramento, sinché, nel settembre 1865, i vincitori gli hanno concesso di riprendere il suo cammino, non da uomo libero, ma da sradicato.

La Guerra Civile ha dilaniato l'America, decimato una generazione, distrutto i sogni e gli ideali di chi militava dalla parte sbagliata della barricata. Che fare? Per cosa combattere, ora? E, soprattutto, per cosa vivere? Tommy River non lo sa, come non lo sanno centinaia di ex ragazzi della sua stessa età, del Sud come del Nord, una massa di disperati che hanno intrapreso la via del crimine, della forza bruta, dell'autodistruzione.

Dopo più di mille pagine di drammatiche peripezie, i suoi aficionados hanno imparato a conoscerlo, e a volergli bene. Sanno che, nei suoi vagabondaggi, quando ha fame, ha l'abitudine di sgranocchiare croste di formaggio abbrustolite; sanno che, quando si arrabbia, i suoi occhi verdi diventano neri come la notte, preannunciando la giusta punizione per i malvagi di turno; sanno che la battaglia di Gettysburg gli ha lasciato nel petto una cicatrice e che, quando il tempo sta per cambiare, questa rossa ferita "brucia come se un coltello gliel'avesse riaperta". Sanno, soprattutto, che, in tutti i romanzi di Mino Milani, il protagonista non è infallibile, né tanto meno invulnerabile, e la morte è sempre in agguato.

Nessuno più di Conrad, o come lui, riesce a dimostrare che l'uomo è uguale sempre e dappertutto, con le sue passioni che non mutano e il suo destino sempre amaro.

Chi è, a conti fatti, Tommy River? È un uomo che a volte perde, a volte vince, ma, come ha detto Alfredo Barberis, ogni sua vittoria è sempre striata di «una malinconia che ricorda Joseph Conrad», uno scrittore di fondamentale importanza nell'educazione letteraria (e sentimentale) di Mino Milani.

«È stato quando ho letto per la prima volta Conrad (sui venticinque anni), che ho avuto la sensazione precisa di essere una parte dell'umanità, di quella non casualmente vivente nei miei giorni, ma di quella passata, presente e futura. Nessuno più di Conrad, o come lui", confessava Milani, "riesce a dimostrare che l'uomo è uguale sempre e dappertutto, con le sue passioni che non mutano e il suo destino sempre amaro, e anzi disperato, se la moralità (il coraggio, la lealtà, l'amore e tutto quanto volete) non lo riscattasse».

Graziano Frediani


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