Intervista Dylan Dog

Back to the basics con Barbara Baraldi e Claudio Lanzoni

Dylan Dog è nel mezzo di una trilogia che lo riporterà alle atmosfere originali concepite da Tiziano Sclavi. Franco Busatta ha intervistato Claudio Lanzoni e Barbara Baraldi, soggettista dei tre albi e sceneggiatrice del secondo e terzo.

29/12/2022

Mercoledì 30 novembre è stato "l'inizio di un nuovo inizio". È infatti arrivato in edicola "Due minuti a mezzanotte", primo di tre albi che riporteranno Dylan Dog a una dimensione narrativa più vicina alle sue origini. Ideata da Claudio Lanzoni e sceneggiata da Roberto Recchioni e Barbara Baraldi, la trilogia prosegue con il numero appena uscito "Non con fragore..." e si concluderà a gennaio con "...ma con un lamento".

Per approfondire i tanti modi in cui il mondo dell'Indagatore dell'Incubo potrebbe finire, solo per ricominciare in una "nuova normalità" a febbraio, il nostro Franco Busatta ha realizzato un'intervista parallela a Lanzoni e Baraldi. Un'intervista lunga e approfondita, che saprà senz'altro suscitare il vostro interesse e convincervi a correre in edicola!

Buona lettura!

È la prima volta che sceneggi a partire dal soggetto di un altro, Barbara?

Barbara Baraldi: È così, ed è stata una bella sfida. In genere, durante la stesura di un soggetto, ne scaturiscono già a livello inconscio delle suggestioni visive, che finiscono per guidare il successivo lavoro di sceneggiatura. In questo caso, la prima fase è stata appropriarmi di un materiale narrativo già consolidato nella mente di un altro autore per farlo completamente mio. Quindi, una volta letti e riletti i soggetti, li ho accantonati e ho lasciato che le immagini si materializzassero in maniera spontanea, insieme alle emozioni.

Ti sei attenuta fedelmente ai soggetti di Claudio?

La sfida più grande è stata affrontare la tematica della paralisi del sonno, visto che ne soffro sin da quando ero bambina.

Barbara Baraldi: I soggetti, pur essendo dettagliati negli snodi principali della trama, lasciavano spazio a interventi personali. Mi sono lasciata ispirare dalla storia e dalle sue atmosfere, e poi l'ho fatta mia. Per esempio, ho aggiunto sequenze come il viaggio "interstellare" di Dylan sui versi della poesia di T.S. Eliot e il combattimento di Dylan e Morgana con le ombre. Ho strutturato l'indagine di Rania e immaginato la sua incursione in quell'"altrove" popolato da alberi secolari in cui dialoga con il piccolo Oliver.

La sfida più grande è stata affrontare la tematica della paralisi del sonno, visto che ne soffro sin da quando ero bambina. La prima volta avevo solo cinque anni, ma ricordo perfettamente la sensazione di puro terrore che ho provato, così come la creatura d'ombra davanti ai miei occhi che si avvicinava al mio lettino, senza che potessi muovermi o gridare.

Ho scavato nella mia esperienza personale, conscia di quanto questo disturbo possa essere difficile da gestire nei periodi in cui si acutizza. Soprattutto quando è accompagnato, come nel mio caso, da allucinazioni ipnagogiche.Per trovare un modo di gestirlo, erano anni che leggevo articoli di medicina, guardavo documentari e cercavo in rete esperienze di altre persone che ne soffrivano, ma devo dire che, tra tutte le rappresentazioni in cui mi sono imbattuta, gli uomini-ombra disegnati da Sergio Gerasi sono tali e quali quelli che infestano i miei incubi a occhi aperti. Affrontarli insieme a Dylan è stato liberatorio, anche se tutt'altro che rassicurante.

Claudio, se non sbaglio i plot delle tre storie "reboot" rappresentano il tuo esordio assoluto nel campo fumettistico, ma tu sei un fan bonelliano fin da ragazzo, giusto?

Claudio Lanzoni: È stato mio padre a trasmettermi l'amore per i fumetti Bonelli. Sono cresciuto negli anni Settanta e ho letteralmente imparato a leggere sulle pagine dei Tex, Mister No e Ken Parker che trovavo in casa. Alle medie ero già un fervente appassionato di cinema horror e nei weekend finivo spesso per trascinare in sala qualche riluttante compagno di classe per vedere i film di Wes Craven, Dario Argento, David Cronenberg e gli altri Maestri dell'Orrore degli anni 80, cercando di eludere il divieto ai minori di 14 anni. Ho atteso con trepidazione il numero uno di Dylan Dog fin dai primi annunci (horror a fumetti? Bonelli? Praticamente, il Sacro Graal). Ovviamente mi sono presentato in edicola il giorno stesso dell'uscita. Da quel momento è il mio fumetto preferito.

Com'è avvenuta l'elaborazione del soggetto? C'è stato un apporto anche di Tiziano?

È nato tutto durante una conversazione con Tiziano durante la quale si è parlato anche della sfida creativa rappresentata dal ritorno alle atmosfere originali di Dylan Dog.

Claudio Lanzoni: È nato tutto durante una conversazione con Tiziano durante la quale si è parlato anche della sfida creativa rappresentata dal ritorno alle atmosfere originali di Dylan. Con estremo candore, io gli ho detto che un'idea ce l'avevo. Lui mi ha chiesto se potevo sottoporgliela in forma di soggetto e il giorno dopo ho scritto di getto le tracce di "Non con fragore..." e "...ma con un lamento", tenendo come guida la poesia di Eliot, gli slasher degli anni 80 e certa fantascienza degli anni 50. Gli ho detto che erano un regalo per lui e che avrebbe potuto farne quello che riteneva opportuno (compreso cestinarli, ovviamente).

Le due proposte gli sono piaciute e mi ha chiarito fin da subito che intendeva coinvolgermi come autore, dopodiché si è confrontato con Roberto Recchioni. Qualche giorno dopo, da un brainstorming a tre via e-mail, è emersa la necessità di un prologo che anticipasse le tematiche dei due episodi, per dare alla trama un respiro più ampio ed evitare il più possibile di disorientare il lettore.

Avevo recentemente rivisto "Dark City" di Alex Proyas, e ho pensato che fosse una perfetta fonte d'ispirazione, aggiungendo qualcosa di uno dei miei cult movie da ragazzino, "Intrigo internazionale" di Alfred Hitchcock. Tiziano mi ha poi chiesto se potevo includere nel racconto l'effetto del "disturbo digitale" per rendere in maniera visiva l'effetto della città che cambia. Mi è venuta così l'idea delle fotografie che fanno da innesco all'intera vicenda. Poche ore dopo gli ho fatto avere il soggetto, inizialmente intitolato "Due volte mezzanotte", insieme a una versione aggiornata dei due successivi, in modo da garantire una solida continuità. Mi sono reso conto solo in seguito della somiglianza del titolo con il brano degli Iron Maiden, che con l'ultima revisione è quindi diventato "Due minuti a mezzanotte".

Barbara, quali sono i punti di forza del soggetto di Claudio?

Barbara Baraldi: La solida coerenza dell'intero racconto, la "creatività" nella risoluzione, i plot point ben delineati e quel senso di mistero costante, come la canzone perfetta per creare la giusta atmosfera nell'intraprendere un viaggio.

Sei una persona appartata, di cui si sa molto poco, Claudio. Cosa ti va di raccontarci per farti conoscere meglio dai lettori di Dylan?

Claudio Lanzoni: Sono entrato nel Gruppo 13 a diciassette anni come illustratore ed ero il membro più giovane del collettivo. Conoscevo già Carlo Lucarelli, che all'epoca era un giallista agli esordi. Avevamo degli amici in comune e sapeva della mia passione per il disegno e il fumetto.

Realizzare questi soggetti è stato un po' come "tornare a casa" e mettere a disposizione del fumetto l'esperienza e le competenze maturate nel corso degli anni nel campo dello storytelling.

Il primo assegno da "addetto ai lavori" l'ho ricevuto dal grande e compianto Luigi Bernardi, che pubblicò la prima antologia del collettivo. In seguito, ho pubblicato illustrazioni su altre riviste del settore, poi mi sono allontanato dall'ambiente editoriale, avendo seguito un percorso di studi scientifico. Mi sono laureato in Ingegneria Informatica con una tesi sperimentale che combinava Robotica Industriale e Intelligenza Artificiale, ma la passione per la narrativa (in qualunque sua forma) non è mai venuta meno.

Le mie prime sceneggiature le ho scritte ai tempi del liceo (avevo messo su una sorta di fanzine a fumetti che distribuivo nei corridoi della scuola). Nei tardi anni 80 mi misi in testa di programmare autonomamente un'avventura grafica per il Commodore con protagonista Dylan Dog, ma non riuscii a terminarla per motivi di tempo. A dispetto della mia formazione universitaria, nei primi Duemila lavoravo come grafico pubblicitario poi, un po' per vocazione e un po' per passione, ho cominciato a lavorare come consulente editoriale freelance nell'ambito della narrativa. Realizzare questi soggetti è stato un po' come "tornare a casa" e mettere a disposizione del fumetto l'esperienza e le competenze maturate nel corso degli anni nel campo dello storytelling.

Avete un modo di porvi con i social agli antipodi. Tu, Barbara, sei molto presente, mentre tu, Claudio, te ne tieni alla larga. Quale ritenete sia il rapporto più opportuno da instaurare con i lettori e con la critica fumettistica on line?

Barbara Baraldi: Ho un rapporto conflittuale con i social. Da un lato permettono di unire persone accomunate dalle stesse passioni e, se sai dove cercare, di rimanere informati. Dall'altro stanno seguendo una deriva nefasta per il proliferare delle fake news e perché spesso la possibilità di veri e propri scambi di opinioni è soffocata da chi li usa come amplificatori di odio e frustrazione.

Per quanto riguarda la critica, ascolto tutti i pareri e negli anni sono diventata abbastanza brava nel riconoscere le opinioni costruttive dagli sfoghi puramente di parte.

Sono una persona molto riservata, quindi ti confesso che se non li utilizzassi per lavoro probabilmente non avrei nessuna pagina social. Non a caso, il mio "esordio" in rete coincide con la pubblicazione del mio primo romanzo, nel 2006, con una pagina Myspace. Oggi ho un sito ufficiale che gestisco personalmente, una pagina Facebook, Instagram e Twitter con cui fornisco informazioni sulle prossime uscite o parlo dei libri e dei fumetti che leggo.

Negli anni ho costruito un rapporto profondo con le mie lettrici e i miei lettori, fondato sul rispetto reciproco e sulla fiducia. Sono grata per i messaggi che riguardano i miei lavori e spesso si tratta di riflessioni così profonde e inusuali da fornirmi punti di vista cui non avevo pensato mentre scrivevo.

Per quanto riguarda la critica, ascolto tutti i pareri e negli anni sono diventata abbastanza brava nel riconoscere le opinioni costruttive dagli sfoghi puramente di parte.

Claudio Lanzoni: Sono una persona riservata, ma dal vivo posso essere molto socievole. I social, invece, mi disorientano e li considero una specie di girone infernale. Preferisco lasciarli a coloro che sono più esperti di me nell'approcciarsi a questo tipo di medium.

Essendo io stesso prima di tutto un lettore, ho nostalgia di quando ogni uscita era sorprendente, e autori e curatori comunicavano sulle pagine degli albi, attraverso le opere stesse e negli editoriali. Ricordo, per esempio, il meraviglioso, irriverente annuncio dell'aumento di prezzo sul Club dell'Orrore di "Storia di Nessuno", praticamente un racconto a sé. Quello che considero un aspetto positivo della rete è la possibilità di offrire ai lettori una serie di "contenuti speciali" per sbirciare dietro le quinte della lavorazione degli albi. Come questa intervista, per esempio.

Che interazione hai avuto con Roberto Recchioni, che ha sceneggiato la prima delle tre storie e con Barbara che si è occupata invece delle altre due?

Roberto Recchioni ha arricchito in maniera sorprendente il soggetto con elementi del suo immaginario e continuità di visione.

Claudio Lanzoni: Ho scritto "Due minuti a mezzanotte" avendo in mente Roberto come sceneggiatore, ma dato che non ci conoscevamo personalmente non avevo idea di come avrebbe reagito. Non appena Tiziano ci ha messo in contatto, Roberto si è approcciato a me come un collega di vecchia data, pur sapendo bene che ero un esordiente. Ci siamo confrontati con estrema franchezza, insieme a Tiziano, sulle conseguenze del trittico per la serie, sulle tempistiche di realizzazione, sulla strategia di comunicazione di massima.

Roberto ha arricchito in maniera sorprendente il soggetto con elementi del suo immaginario e continuità di visione: ciò che speravo fin dall'inizio era che ogni sceneggiatore si appropriasse del materiale originale, anche stravolgendolo, se necessario, secondo la propria sensibilità. È stato così anche con Barbara, pur se da un punto di vista differente: grazie al nostro rapporto personale c'è stato un confronto diretto, e lei non ha esitato a fondere nella narrazione stralci della sua esperienza e aggiungere sottotrame che nell'economia dell'intera vicenda si sono rivelate essenziali.

Avete avuto voce in capitolo nella scelta di Giorgio Pontrelli e Sergio Gerasi per illustrare il trittico? Come vi è parso il loro apporto grafico?

Claudio Lanzoni: Non sono stato coinvolto nella scelta dei disegnatori e credo sia giusto così. Quando ho potuto sbirciare le prime tavole, mi sono reso conto del lavoro magnifico che Giorgio e Sergio stavano facendo. Hanno entrambi interpretato in maniera personale ma estremamente rispettosa le atmosfere delle storie, cogliendone le sfumature, arricchendo il racconto con le proprie suggestioni. 

Non avevo mai lavorato con Sergio Gerasi ed è stata una bellissima esperienza. È riuscito a fare suo il materiale di partenza, restituendolo sotto forma di segni che, credo, rimarranno scolpiti nell'immaginario dei lettori.

Barbara Baraldi: Di solito noi sceneggiatori non siamo interpellati nella scelta del disegnatore. Non avevo mai lavorato con Gerasi ed è stata una bellissima esperienza. È riuscito a fare suo il materiale "verbale" di partenza, restituendolo sotto forma di segni che, credo, rimarranno scolpiti nell'immaginario dei lettori. Penso che sia lui che Pontrelli abbiano fatto un lavoro magistrale su queste storie, tutt'altro che semplici da realizzare, perché fatte di ombre e di dissolvenze. 

Sei molto cresciuta come sceneggiatrice, Barbara, rispetto agli esordi nelle testate dell'Indagatore dell'Incubo, riuscendo anche a toccare corde narrative molto diverse, come dimostrano sia i numeri 436 e 437 della serie regolare che "Malestorie", proposta di recente sull'Oldboy 15. Come vedi il tuo percorso dylaniato?

Barbara Baraldi: Come un percorso in salita; una sequenza di sfide che mi ha permesso di mettermi alla prova su registri differenti, così come sulle mie paure. Perché Dylan pretende sincerità e spesso mi sono ritrovata a elaborare il mio vissuto mentre lo accompagnavo nelle sue indagini. Nel corso del tempo ho proceduto per "sottrazione", dato che dal punto di vista creativo posso essere esuberante. Quello che non è mai cambiato durante questi dieci anni da sceneggiatrice è il grande amore e il rispetto che nutro per il nostro Indagatore dell'incubo.

Ai miei studenti della Scuola di Fumetto ripeto che si impara a scrivere solo... scrivendo. Lo diceva anche mia nonna, che la pratica porta alla perfezione. Anche se si riferiva alle sue torte. Conscia che la perfezione non esista, ma la costante ricerca di migliorarsi sì, nel mio piccolo sono fiera di aver sempre dato il massimo in quello che scrivo, lacrime, sangue e cuore pulsante compresi. Per concludere, Dylan mi ha permesso di crescere come sceneggiatrice, ma anche come essere umano.

Si sa che dopo queste tre storie, Dylan tornerà al classico, pur rimanendo nella contemporaneità, cosa che lo differenzierà dall'Oldboy, ambientato nei tardi anni Ottanta. Come giudicate il personaggio alle prese con quella rivoluzione digitale che ha investito i tempi odierni come uno tsunami?

Fin dagli esordi della serie, la sensibilità unica di Tiziano e la sua straordinaria vena creativa hanno infuso nelle storie di Dylan elementi classicamente horror, archetipi universali e pura contemporaneità, intercettando sempre, e il più delle volte in netto anticipo, le inquietudini legate al periodo storico.

Claudio Lanzoni: Fin dagli esordi della serie, la sensibilità unica di Tiziano e la sua straordinaria vena creativa hanno infuso nelle storie di Dylan elementi classicamente horror, archetipi universali e pura contemporaneità, intercettando sempre, e il più delle volte in netto anticipo, le inquietudini legate al periodo storico. Dal computer programmato in latino di "Gli Uccisori" al mondo post-apocalittico di "L'ultimo uomo sulla terra", dal gotico puro di "La Dama in Nero" al computer "invasato" di "La Quinta Stagione". Dal satellite World-Network di "Canale 666" alla base scientifica di "Alfa e Omega", in cui alla tecnologia si mescolano con naturalezza richiami al "Dracula" di Coppola e al film "Possession".

Immagino che anche Dylan, come tutti noi, sia stato travolto dalla rivoluzione digitale, ma che la sua anima sia rimasta in qualche modo "analogica". Questo gli permette di avere un punto di vista privilegiato sulla realtà che lo circonda (e ci circonda): credo non ci sia contraddizione, per esempio, tra collezionare vinili e servirsi di strumenti tecnologici che utilizziamo anche noi tutti i giorni. Quanto all'Oldboy, lo trovo un progetto editoriale meraviglioso, dalle infinite potenzialità di crescita e che, fondendo nostalgia e avanguardia, offra un'entusiasmante sfida creativa.

Barbara Baraldi: Come Dylan Dog, anch'io non ho la massima affinità con la tecnologia. Sono "digitale" nella misura in cui mi aiuta a semplificare la vita, ma sto sempre ben attenta che la tecnologia sia al mio servizio e non viceversa. Nel tempo libero non amo incollare gli occhi al cellulare, preferisco andare al cinema, leggere o fare una passeggiata.

Immagino che per Dylan sia un po' lo stesso. Magari, una di queste volte ci incroceremo in sala a vedere un horror di domenica pomeriggio.

A cura di Franco Busatta

Dylan Dog 435 "Due minuti a mezzanotte", testi di Roberto Recchioni e disegni di Giorgio Pontrelli, copertina di Raul e Gianluca Cestaro. Dal 30 novembre 2022 in edicola, fumetteria e nel nostro sito ufficiale.

Dylan Dog 436 "Non con fragore", testi di Barbara Baraldi e disegni di Sergio Gerasi, copertina di Raul e Gianluca Cestaro. Dal 29 dicembre 2022 in edicola, fumetteria e nel nostro sito ufficiale.

Dylan Dog 437 "...ma con un lamento", testi di Barbara Baraldi e disegni di Sergio Gerasi, copertina di Raul e Gianluca Cestaro. Dal 31 gennaio 2023 in edicola, fumetteria e nel nostro sito ufficiale.


Se non volete perdervi nessun aggiornamento riguardo Dylan Dog, seguite la pagina Facebook del personaggio. Per rimanere aggiornati su tutte le novità della nostra Casa editrice, potete seguire la pagina ufficiale di Sergio Bonelli Editore su Facebook o su Instagram, iscrivervi al nostro canale YouTube o alla newsletter settimanale.