Ricordo d'Autore

Enea

Mauro Boselli ci regala un suo sentito ricordo del compianto Enea Riboldi in occasione della sua scomparsa, tra mari d'inchiostro e d'acqua salata.

08/05/2025

Come fa quella bellissima poesia di Saba?... «Nella mia gioventù ho navigato lungo le coste dalmate...». Era dedicata all'omerico Ulisse, ma a me ha sempre fatto pensare a Enea. Però Enea Riboldi ha ricevuto il nome di un eroe virgiliano, marinaio anche lui. E sembra averne ereditato le virtù.

È partito, dunque. È in mare, ci manda i suoi saluti. Non c'è ragione per non parlare di lui al presente, giusto? Guida la sua barca ed è felice. Soltanto non tornerà più a terra.

Enea, innanzitutto, è figo, ha il physique du rôle. Atletico e sportivo come il suo omonimo troiano, che, si sa, aveva per madre Venere nata dalle onde, Enea è amato dalle donne, le ama a sua volta, le capisce, le porta con sé in barca.   

Enea è uno skipper. Naviga in lungo e in largo per il Mediterraneo e partecipa alle regate, ha la pazienza del marinaio, la tenacia di chi affronta le tempeste, lo sguardo rivolto all'orizzonte.

Enea è saggio. Non si arrabbia mai (temo di averlo fatto arrabbiare io, qualche volta) e ragiona sempre, prima di esprimersi. La sua forza è tranquilla, interiore. Quel che gli è successo, invece di distruggerlo, ha intensificato questa sua attitudine a una virgiliana pietas.

Perché Enea è resiliente. Una trentina d'anni fa, dopo un banale tuffo in piscina, qualcosa si ruppe nel suo corpo. Enea non si muoveva più e i dottori gli dissero che non avrebbe più potuto farlo. Ma lui non si arrese. Dopo mesi di immobilità riuscì, miracolosamente, a muovere una falange del piede e poi, un po' alla volta, tutto il resto. Ricominciò a camminare, sia pure con difficoltà motorie che non lo abbandonarono mai. Per questo era felice soprattutto in mare. E al tavolo da disegno, naturalmente.

Perché Enea è un artista. Un grande artista. Lo conosco da più di quarant'anni, da quando lavoravo a "Pilot" e "Orient Express" e io e Renato Queirolo gli chiedemmo di realizzare, apprezzando quel suo stile così spettacolare e dinamico, le copertine della nostra edizione a fumetti di "Indiana Jones". E venticinque anni fa lo chiamai a disegnare quelle di Dampyr. Me lo ricordo ancora a limare per ore, per giorni, la copertina con la prima apparizione di Harlan Draka, perché apparisse iconica e perfetta. E lo fu. Le storie a fumetti che realizzò, per il mercato francese, erano ovviamente ventose e salmastre avventure di mare, come la meravigliosa "Cap Horn".

Enea è un grande amico. Sa essere presente, anche solo per una chiacchierata al telefono, quando gli amici hanno bisogno di lui. Ed è sempre pronto a offrirti un posto sulla sua barca, a patto che tu impari al suo fianco l'arte di andare per mare, che lui ha insegnato a molti. Mi dispiace di non aver mai accettato la sua offerta. Altri, grazie ai suoi insegnamenti, hanno imparato a condurre in porto una barca. L'hanno fatto quando lui, improvvisamente, ha perso conoscenza a bordo, l'estate scorsa, e si è risvegliato senza memoria in una clinica croata. Me lo raccontò dicendomi che per un attimo aveva temuto di essere stato rapito dai trafficanti d'organi della mafia slava. Mi fece ridere. Poi mi preoccupai. Ora sto meglio, mi disse. Non è niente. E mi mandò le ultime copertine di Dampyr.

Ieri sera mi ha scritto suo fratello: «Enea ha issato le vele per la sua ultima traversata».

È partito, dunque. È in mare, ci manda i suoi saluti. Non c'è ragione per non parlare di lui al presente, giusto? Guida la sua barca ed è felice. Soltanto non tornerà più a terra. Forse ora naviga al largo delle Incoronate. O ha già raggiunto Itaca. O forse è in vista di isole più favolose e lontane, sognate da tutti gli autentici vagabondi del mare, come Hy-Breasail o Antilia, che nessuno ha trovato mai. Ti auguro di approdarci, Enea, con vento a favore e calma di mare.

Addio, buon viaggio.

Mauro Boselli