CHE C’È DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE? LA RISPOSTA DOVREBBE ESSERE: “NIENTE”. Come nel celebre romanzo di Erich Maria Remarque, come nell’indimenticabile film di Lewis Milestone. Negli ultimi fotogrammi in bianco e nero di quel vecchio film, una farfalla annuncia il fragile risveglio della primavera nell’immobile, desolato paesaggio della “Terra di Nessuno” fra le trincee contrapposte. Il soldato, Paul, si sporge e tende la mano verso il battito d’ali. Il gesto cruciale è interpretato dalla mano del regista, che resta sospesa un attimo, per qualche fotogramma di speranza. Poi ricade. Una pallottola nemica ha ucciso il soldato. Ma la sua morte non fa notizia. Il bollettino di guerra, per quel giorno, recita: “Nicht neues”. Niente di nuovo. Niente da segnalare. Eppure, in realtà, c’è sempre qualcosa di nuovo sul Fronte Occidentale. Su tutti i fronti di tutte le passate guerre. Verrebbe voglia di dire, con Georges Brassens, che ciascuno ha la sua guerra preferita: “Da quando l’uomo scrive la Storia/ da quando combatte allegramente,/ se fra mille e una guerre famigerate/ fossi costretto a fare una scelta,/ al contrario del vecchio Omero / io dichiarerei senza esitare: Mio colonnello, quella che preferisco/ è la guerra del ’14-18!”. Senza disprezzare le altre, però: “Chacune a quelque chose pour plaire/ chacune a son petit mérite!”. Tutte hanno qualcosa che può piacere, ognuna ha il suo piccolo merito.