C’è stato un tempo mitico in cui la fantascienza non esisteva: la parola stessa non era stata inventata. Per dare inizo a tutto doveva nascere una creatura nuova, frutto dell’ingegno di due “scienziati pazzi” degli anni Cinquanta.
I loro nomi sono Alberto Mondadori, figlio del grande editore Arnoldo, e suo cugino Giorgio Monicelli. I nuovi progetti li appassionano, ne parlano continuamente. “Sai”, attacca Giorgio sotto il ciuffo un po’ ribelle e i baffoni neri che lo rendono spiritoso, “la relatività ormai regola l’universo. Senza contare che la bomba atomica…”. “Scusa, Giorgio”, lo interrompe Alberto, anche lui con i baffetti, ma più compassato, “tu che ne sai della relatività?”. L’altro sa molto perché ha letto le riviste e subito ne tira fuori tre dall’aspetto tecnico: Popular Mechanics, Science et Vie, Astounding. Veramente, Astounding non è una rivista scientifica, ma fanta-scientifica. Così traduce Giorgio il sottotitolo Science Fiction: racconti dell’immaginario domani in cui la scienza sarà rivoluzionata da scoperte ancora più sbalorditive, la quarta dimensione sarà accessibile a tutti e si andrà effettivamente a cavallo di una bomba atomica. Rischioso, ma terribilmente smart. “Voglio portare questo genere in Italia!” è il grido di battaglia di Monicelli. “Cose mai viste, Alberto. Al confronto, Il Politecnico di Vittorini sembrerà un giornaletto scolastico!”.