C’ERA UNA VOLTA UN ROMANZO DI FANTASCIENZA, SCRITTO DA JOSEPH MILLARD NEL 1941, CHE S’INTITOLAVA “GLI DÈI ODIANO IL KANSAS” (e che forse potremmo includere nel cànone di Oz). La ragione di un titolo così tremendo è che su quel grigio Paese, già afflitto da una natura arida e polverosa e squassato da frequenti trombe d’aria, si accaniva anche la malevolenza di potenti extraterrestri. Ma gli dèi non devono aver odiato proprio tutti gli abitanti del Kansas, se è vero che, quarant’anni prima, una trovatella di nome Dorothy, venuta ad abitare con gli zii Henry ed Emma in quella terra di pianure e siccità, era riuscita a salvarsi con un espediente abbastanza semplice. Quale? Prendere il volo dentro una tromba d’aria che, sollevando graziosamente la sua casetta dal centro della pianura, la paracadutasse in un Paese lontano dagli dèi infuriati e immerso in un’atmosfera di mille colori. Un tornado ben intenzionato, insomma, non molto diverso dai protagonisti della storia di Dorothy, che, sulle prime, sembrano temibili, ma poi rivelano una gran bontà: lo Spaventapasseri parlante, il Boscaiolo di latta, il Leone codardo. Le loro imprese non sono raccontate ne Gli dèi odiano il Kansas, bensì in un libro relativamente più tranquillo, anche se ricco di emozioni: Il mago di Oz (The Wonderful Wizard of Oz, 1900), il maggior successo della fiaba americana.