► Che tipo di storia ti ha affidato Boselli? Avete concordato insieme a quale tipologia di avventura si sarebbe meglio adattato il tuo segno?
Con il numero di gennaio continua la sfida tra Harlan e il Maestro Laforge, meravigliosamente caratterizzato da Michele Benevento in “I fantasmi di Distretto 6” e che io ho tentato, con fatica, di seguire. Principalmente la vicenda si svolge in Africa, ma ci sono brevi parentesi a Praga e in giro per l’Europa, seguendo le tracce e gli intrighi del nostro Cattivissimo.
Per creare delle tonalità intermedie e cercare di familiarizzare con alcuni effetti ho guardato a tanti dei disegnatori che ho già nominato. Ho sempre amato Dampyr come collana e volevo restituirgli quel sapore vagamente litografico che mi attraeva da giovanissima. Ho guardato attentamente il lavoro di Genzianella e Majo.
Per i tagli di luce ho ancora tanto da imparare da Dotti, ma forse quello al quale mi sono poi affidata di più è Andreucci che ha l’incredibile capacità di creare
segni chiari e soluzioni esatte conservando un straordinaria freschezza.
Per le atmosfere in genere, poi, nella testa tengo presente tanti altri autori, tra i quali Alessio Fortunato, capace di creare incredibili e raffinate atmosfere.
Quanto ai volti, ho cercato di rifarmi a come vedo i personaggi nella mia testa, da lettrice di vecchio corso. Ho cercato un distillato di tratti che nascesse dall’unione dei riferimenti agli attori originari, le varie interpretazioni date nel tempo e quella che è la confidenza maturata attraverso la lettura. Non è stato facilissimo e probabilmente ancora matureranno, ma cerco di essere sempre fedele all’idea che ho di tutto il “team” come lettrice affezionata.
Sono stata particolarmente contenta di “trovare” Tesla, tavola dopo tavola. È emersa chiaramente mentre saltava su una macchina in corsa e da lì non ho più avuto dubbi! Mentre i consigli e le “dritte” arrivate non dall’osservazione ma dall’aiuto presente e attento sul mio lavoro, li devo soprattutto a Fabrizio Russo, che mi ha offerto la sua esperienza con grandissima gentilezza. In realtà ci sono tanti colleghi e maestri che dovrei ringraziare per l’aiuto e i consigli durante il percorso di questo primo albo. Da Dell’Edera a Gabriele Dell’Otto e tutto l’MKS oltre agli altri colleghi conosciuti “per la via”.
contenta e mi ritengo fortunata per aver avuto la possibilità di lavorare immediatamente a contatto con una colonna del fumetto italiano.
Certo è che all’inizio intimorisce e non poco! Soprattutto per le telefonate “a mitragliatrice” dove ti arriva uno tsunami di correzioni e raccomandazioni, spiegazioni e ordini perentori sul come fare cosa a un ritmo inumano! Basti pensare a quante migliaia di pagine l’anno passino sotto il suo sguardo come supervisore per capire a che velocità gestisca le comunicazioni con ogni singolo disegnatore e sceneggiatore. Diciamo che per i primi tempi l’importante è non farsi prendere dal panico e non includere nel pensiero “Ecco, ho sbagliato tutto!”.
In realtà, durante la lavorazione delle primissime tavole ho avuto qualche vertigine dovuta alla mole di materiale di cui tener conto: ambienti, volti, decine di personaggi e riferimenti… ma Mauro mi ha anche saputo prontamente dare la spinta giusta per riprendere il filo e il giusto approccio alle tavole. Quanto alla gestione del materiale visivo, lavorando con Falco ai testi, ricevo da lui le immagini e le foto, ovviamente da integrare con tantissima ricerca.