Proprio quando il Far West sembra essere tornato alla sua normale vita di tutti i giorni, fatta di mezzogiorni più o meno di fuoco, di duelli al sole e rese dei conti in penombra, di linciaggi sulla pubblica piazza e di sparatorie nei saloon, il Male assoluto, quello con la M maiuscola, sta per tornare a sconvolgere tutto…
Portandosi appresso l’intera progenie infernale!
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Ufficio di un ipotetico produttore hollywoodiano. Interno Giorno. Marmi e poltrone di cuoio. Odore di whisky e tabacco, entrambi importati. Un giovane scrittore, sudato e tremante, sta sottoponendo al Grande Producer una serie di idee.
Ufficio di un ipotetico produttore hollywoodiano. Interno Giorno. Marmi e poltrone di cuoio. Odore di whisky e tabacco, entrambi importati (sennò che gusto c’è?). Un giovane scrittore, sudato e tremante, sta sottoponendo al Grande Producer, sigaro in bocca e piedi sulla scrivania, una serie di idee.
Sbirciamo la scena. Cosa sono questi scrupoli? Siamo invisibili, possiamo farlo.
«Immagina – balbetta la vocina – la scena culmine di “Ombre Rosse” di John Ford (1939): la diligenza diretta verso Lordsburg con il suo carico di umane miserie, sta per essere assalita. Un sosia del Ringo Kid di John Wayne si sistema sul tettuccio del veicolo e si prepara a usare il Winchester come solo lui sa fare contro l’orda di rettili preistorici che l’insegue. Sua eccellenza ha capito bene: non apache, ma velociraptor!»
«Un’altra idea bomba? Ce l’ho! Uno tipo Jimmy Stewart in “L’amante indiana” di Delmer Daves (1950) deve liberare i futuri suoceri apache dalla minaccia di un gorilla cacciatore di teste.»
Nessuna reazione da parte di chi dovrebbe scucire la grana per far sì che progetti simili vedano la luce dell’obiettivo.
Il tycoon continua a fumare impassibile.
![]() Mefisto disegntao da Galep! |
«Pubblico difficile», sta pensando lo scrittore deglutendo a fatica. Se vuole uscire da quell’ufficio sulle sue gambe con un assegno in tasca e non grazie alla propulsione spontanea da una serie di calci dove non batte il sole, deve per forza giocarsi la sua ultima carta.
«Che ve ne pare di questa? Sette magnifiche pistole difendono un villaggio di peones dall’incursione di astronavi aliene!»

Uno dei pochi comandamenti stabili che sia i produttori cinematografici sia quelli letterari rispettano, fin da tempi non sospetti, riguarda la totale impenetrabilità di un genere, il western, verso altri generi.
Non è difficile immaginarsi la reazione del produttore a proposte simili. Si può concretizzare nell’immagine di un’ambulanza che corre a sirene spiegate verso la più vicina clinica psichiatrica. E se nella strana, fantascientifica ipotesi che una sola di queste idee fosse approdata in una sala cinematografica, il pubblico avrebbe richiesto la testa del proiezionista dopo i titoli di testa. I soldi del biglietto per secondi.
Uno dei pochi comandamenti stabili che sia i produttori cinematografici sia quelli letterari rispettano, fin da tempi non sospetti, riguarda la totale impenetrabilità di un genere, il western, verso altri generi.
Il western è impermeabile a qualsiasi matrimonio con formule estranee. I grandi venditori di sogni hanno stabilito che deve limitarsi a raccontare, in maniera distorta e leggendaria, come sia stato costruito il Grande Paese, narrando l’epopea dei suoi eroi, dai semplici pionieri ai calibri leggendari. Uomini duri, coraggiosi, pronti a sfidare l’ignoto e non a temerlo!
Eppure l’idea di coniugare pistoleri e guerrieri rossi con creature della notte di varia grandezza e provenienza non è così campata per aria come si crede. Leggendo il volume “I Misteri del Far West”, scritto da Gian Mario Mollar (Edizioni Punto d’Incontro), ci si rende conto di quanto il terrore soprannaturale abbia da sempre viaggiato a destra e a manca lungo la vecchia e la nuova frontiera. Magari attraverso i racconti sussurrati dai cowboy durante le lunghe notti di bivacco o le cronache di due missionari gesuiti che si trovano di fronte a un’epidemia di cannibalismo indiano, dovuta all’influenza del Wendigo, il demone dell’eterna fame. Nel suo saggio, l’autore non dimentica di citare anche uno dei nostri personaggi extra western, il curandero El Morisco.

L’idea di coniugare pistoleri e guerrieri rossi con creature della notte di varia grandezza e provenienza non è così campata per aria come si crede.
Tra i pochissimi a portare avanti gli aspetti oscuri del folklore americano, almeno a livello letterario, partendo dalle basi tracciate dal pioniere Ambrose Bierce, due autori texani, decisi a esplorare la parte oscura della mitologia idealista solitamente dedicata alle gesta impossibili di eroi “larger than life” (come Pecos Bill, che una volta sparò alle stelle del cielo spegnendole tutte tranne una, destinata a essere il simbolo del Texas).
Il primo è stato Robert E. Howard, più conosciuto per la sua epopea fanta-barbarica di Conan il Cimmero, negli anni Trenta. In tempi recenti, quando i vari tentativi più o meno riusciti di contaminazione tra i due generi si sono guadagnati l’etichetta di Weird Western (può essere tradotta come “Bizzarro West”), senza però mai riuscire a diventare materia di best sellers, l’unico a centrare il bersaglio è Joe R. Lansdale.
![]() illustrazione di Daniele Serra. |
Il Pulpista per vocazione ha dedicato alcuni racconti alla figura di Jebidiah Mercer, un predicatore pistolero in lotta perenne con il male in tutte le sue forme. Un esplosivo antieroe dalla pistola facile che vagabonda in un mondo in cui la durezza senza speranza del western all’italiana e gli orrori splatterosi alla George Romero riescono a convivere magnificamente (e come sicuramente sapete, Jebidiah Mercer sta per approdare in Casa Bonelli!).

Tra i pochissimi a portare avanti gli aspetti oscuri del folklore americano a livello letterario, partendo dalle basi tracciate da Ambrose Bierce, due autori texani: Robert E. Howard e Joe R. Lansdale.
Per il cinema invece la musica è diversa: brutta, stonata e senza ritmo. Insomma, un disastro dietro l’altro.
Non che qualcuno non ci abbia provato. Ma si sta ancora leccando le ferite, credetemi! Riguardo ai film, i titoli che si fanno come inutili apripista sono sempre gli stessi due: “Billy the Kid Versus Dracula” e “Jesse James Meets Frankenstein’s Daughter”, entrambi diretti nel 1966 da William Beaudine (il “lungo” periodo di lavorazione spiega da solo la qualità dei prodotti). Due bufale che nemmeno il più volenteroso rivalutatore di monnezza cinematografica come il sottoscritto si azzarderebbe a considerare degne di visione gratuita (sconterò i miei passati peccati all’Inferno, lo so…). Ma trovare qualcosa di buono in un qualsiasi fotogramma dei due Beaudine Movies proprio non ce la si fa!
Maurizio Colombo
Incuriositi dalle parole di Maurizio Colombo? Non preoccupatevi, non è finita qui! L’appuntamento con la seconda tappa di avvicinamento al ritorno in edicola di Mefisto è fissato per venerdì 18 febbraio! Continuate a seguirci su queste pagine e sui nostri canali social!
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