I satelliti, disposti in orbita, più o meno lontani dalla Terra, ci danno una mano a conoscere sempre più l’Universo in cui siamo e dove viviamo.

Siamo abituati a sentire nominare i satelliti, oggetti nello Spazio che permettono ai più lontani Paesi al mondo di dialogare tra loro o persino di vedere i campionati mondiali di calcio: il primo a essere trasmesso via satellite fu quello in Inghilterra, nel 1966, in cui l’Italia subì la clamorosa eliminazione da parte della Corea del Nord.

Sappiamo che i satelliti, disposti in orbita, più o meno lontani dalla Terra, ci danno una mano a conoscere sempre più l’Universo in cui siamo e dove viviamo. E non sarà sfuggito che li sfruttiamo anche per osservare il nostro pianeta, per aiutarci a tutelarlo, ma anche per provare a lavorare noi stessi al meglio, nel rispetto dell’ambiente, nella cura delle coltivazioni, senza depauperare il suolo terrestre e molto altro ancora.

Un contributo forse meno conosciuto, ma di grande interesse, è quello che danno nel campo dell’archeologia; soprattutto i satelliti radar, in grado di osservare al di sotto del terreno, senza necessità di scavare a campionamento per avere conferma della eventuale presenza di un qualche insediamento antico.

Le immagini realizzate dai radar sono ampiamente sfruttate nel settore archeologico sin dagli anni Ottanta del secolo scorso. Oggi, tra quelli equipaggiati di tale tecnologia, troviamo i satelliti del progetto COSMO-SkyMed, sviluppato dall’Agenzia Spaziale Italiana in collaborazione con il Ministero della Difesa, che vanta una flotta dotata di caratteristiche specifiche che possono essere impiegate anche negli studi archeologici e per la conservazione dei beni culturali.

Le immagini realizzate dai radar sono ampiamente sfruttate nel settore archeologico sin dagli anni 80 del secolo scorso.

L’utilizzo di questi satelliti ha recentemente permesso di far tornare alla luce le imponenti mura di una roccaforte situata sul Canale dei Faraoni, quella di Tell el-Maskhuta, che a oggi si profila come una delle più grandiose fortezze sul Delta del Nilo e probabilmente la meglio conservata risalente a un’epoca precedente a quella romana. Il ruolo dei satelliti in questo ambito è talmente importante da aver dato vita al progetto “Pomerium”, che prevede la realizzazione di un avanzato sistema di monitoraggio per analizzare le aree del Palatino e del Colosseo, della Piramide Cestia e di Porta San Paolo, del corso urbano del fiume Tevere, dell’Aventino e del Porto Fluviale.

Un archeologo che, come Martin Mystère in questo volume, volesse indagare sui ritrovamenti anomali in uno scavo archeologico non collimanti con la storia conosciuta, troverebbe un prezioso alleato in COSMO-SkyMed, con le sue immagini radar.

Francesco Rea
Agenzia Spaziale Italiana

Matin Mystère. L’enigma del satellite, testi di Carlo Recagno e disegni di Alfredo Orlandi, colori di Daniele Rudoni e Elisa Sguanci, copertina di Lucio Filippucci. Dal 10 novembre in libreria, fumetteria e nel nostro sito ufficiale.


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