NEL 1962, L’EDITORE ANGELO FASANI DECISE DI ARRICCHIRE GLI ALBI DI PECOS BILL, UN GLORIOSO EROE che Fasani aveva “ereditato” dalla Mondadori e che correva lentamente sulla via del tramonto, con una rubrica illustrata da un giovane cartoonist tornato in Italia dopo un lungo, proficuo soggiorno in Argentina e uno, più breve, in Inghilterra: Hugo Pratt. Il futuro creatore del marinaio Corto Maltese colse l’occasione al volo, trasponendo in immagini una trentina di Leggende Indiane, nelle cui tavole mixava la poetica ariosità del racconto in prosa con la suggestiva immediatezza del segno fumettistico (sarebbe stato lui, del resto, a definire i comics “letteratura disegnata”). Sono vicende in bilico fra realtà e fantasia, popolate di bestie parlanti, di creature soprannaturali e di strane divinità, storie magiche che Pratt aveva scoperto nei libri sui nativi nord-americani e sull’epopea della Frontiera che leggeva e collezionava. Rivedendole oggi (Rizzoli-Lizard le ha ripubblicate in un corposo volume che ripropone anche uno straordinario capolavoro prattiano, la saga di Wheeling), si scopre che i veri protagonisti di queste leggende, tratte dal folklore dei Sioux, dei Seminoles, degli Irochesi, dei Creek, non sono tanto i guerrieri più astuti e “navigati”, bensì gli adulti di domani, i bambini e i ragazzi che devono ancora capire come va il mondo, eppure già “sentono” che la forza della Vita scorre negli esseri umani, negli animali, nelle piante, ma anche nelle rocce, nella terra, nell’aria, nel mare. Sembra impossibile pensare che, quando saranno grandi, possano trasformarsi in sadici cacciatori di scalpi…