Venerdì 19 febbraio si è spento a Milano Umberto Eco, figura di spicco nel panorama culturale italiano e internazionale. Nato ad Alessandria il 5 gennaio 1932, è stato filosofo, scrittore, professore, direttore del DAMS di Bologna, semiologo, autore di romanzi di grande successo (su tutti “Il nome della rosa“, del 1980) e di saggi come il “Trattato di semiotica generale” (1975) e dell’allora rivoluzionario e successivamente paradigmatico “Apocalittici e integrati” (1964). Quest’ultimo, nel suo viaggio tra cultura “alta” e “bassa”, lasciava trasparire la passione dell’autore per il medium fumetto, nonché la sua profonda conoscenza, proponendo disamine e analisi – anche provocatorie – di personaggi come Superman, Charlie Brown e Steve Canyon.

Posso leggere la Bibbia, Omero e Dylan Dog per giorni e giorni…“. Così aveva avuto modo di dichiarare. E Dylan Dog (o meglio Tiziano Sclavi, che di Eco è un grandissimo ammiratore) ha voluto in qualche modo rendere omaggio al grande intellettuale, citando spesso brani dei suoi libri, e addirittura facendone il protagonista (sotto le riconoscibilissime sembianze di un certo professor Humbert Coe – lo vedete, ritratto da Bruno Brindisi, nella vignetta in apertura di pagina) di “Lassù qualcuno ci chiama“, numero 136 della serie mensile, pubblicato nel 1998.

Nello stesso anno, Alberto Ostini, in occasione della stesura del suo saggio sull’Indagatore dell’Incubo (“Dylan Dog. Indocili sentimenti, arcane paure“, Euresis), riesce a far incontrare Eco e Sclavi e ne scaturisce una vivace e lunga chiacchierata che entra a far parte del volume. Tra i vari passaggi del dialogo fra i due, da ricordare la precisa domanda di Sclavi a Eco: “E perché le piace Dylan Dog?“. Lo scrittore risponde, con inconfondibile ironia: “Il mio modello è un personaggio di Hugo Pratt – un dàncalo o un eritreo, non ricordo più bene – che faceva cose stranissime e alla domanda che gli veniva rivolta: “perché fai questo?”, lui rispondeva: “perché tale è il mio piacere”… Mi sembra una risposta inattaccabile… A me piace Dylan Dog perché di solito è disegnato bene, per le sue continue strizzate d’occhio, mi piace perché io sono convinto di sapere tutte le barzellette del mondo e non riesco a capire come mai Groucho ne sa sempre una più di me…“.

La sua passione per i fumetti emerge nuovamente anche tra le pagine del romanzo del 2004, “La misteriosa fiamma della regina Loana“, che, fin dal titolo, cita una delle più celebri avventure di Cino e Franco (Tim Tyler’s Luck, in originale), di Lyman Young. Storia e personaggi che erano anche tra i preferiti del nostro editore, Sergio Bonelli.

L’ultimo lascito di Umberto Eco è stata la recente fondazione, in compagnia di alcuni compagni scrittori e letterati, della Casa editrice La nave di Teseo, che pubblicherà il suo ultimo libro, “Pape Satan Aleppe. Cronache di una società liquida“.

A cura di Luca Del Savio