Gli autori di fumetti fanno parte di una categoria umana tra le più pericolose: gli accumulatori compulsivi. Se qualcuno osasse entrare in casa mia, si sentirebbe soffocare da libri, fumetti, giocattoli e ammennicoli strambi vari ed eventuali. Lo stesso valeva in casa di Alfredo Castelli.
La visitai la prima volta che arrivai a Milano, in compagnia di uno degli altri creatori di Nathan Never, Michele Medda, intorno al 1986. Era, per me, il regno delle meraviglie. Libri e fumetti sugli argomenti più disparati, cose che non potevo credere che esistessero, ogni centimetro quadro trasudava passione e soprattutto curiosità senza fine per tutto ciò che l’umanità è in grado di realizzare.
Sfogliavo avidamente ogni cosa, e mi piacerebbe ricordare l’esatto titolo della “mysteriosa” rivista che mi ritrovai in mano a un certo punto, ma purtroppo non è così. Sta di fatto che, girando le pagine, ne trovai una piegata. Non era una piega provocata da mano umana, ma di quelle “meccaniche” che ogni tanto, nella confezione, si vengono a creare se il foglio è stato mal tagliato.
Mi fermai un istante su quella piega e Alfredo, vicino a me, la guardò con stupore. Evidentemente (e non è cosa strana) non aveva mai sfogliato quella rivista, e non si era accorto del problema.
Ora, se non si è della nostra strana specie è difficile capire che cosa si prova davanti a un oggetto “fallato”. È una sorta di dolore profondo, una lacerazione. Il desiderio immediato è quello di sostituirlo subito con uno intatto, l’accettazione del difetto è lunga e dolorosa. Ma Alfredo, davanti a quella piega, assunse dopo un attimo una nuova espressione, persino preoccupata. Un po’ troppo, anche per un danno simile.
«Mmm…»
E chi lo conosceva bene sa di cosa parlo, usando queste lettere per cercare di riprodurre quel suono che indicava una “accelerazione” delle sue già vulcaniche cellule grigie.
«Che c’è? Ti vedo perplesso…»
«C’è che, data la rivista che hai in mano, non posso essere certo che quella piega sia un errore o una cosa voluta… e quindi è arrivato finalmente il momento di smettere di comprarla.»
Se hai un pubblico, le tue intenzioni devono essere chiare, mai ambigue. È così che si fanno i buoni fumetti. Una lezione per la vita.
Antonio Serra
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