di Graziano Frediani
Anche Wild Bill Hickok e il futuro Buffalo Bill, William F. Cody, si misero al servizio del Pony Express. E con loro molti altri ragazzi che non avevano ancora deciso cosa fare nella vita (ma il coinvolgimento di due “bad boys” d.o.c. come Jesse James e Billy the Kid pare sia soltanto una leggenda, creata dal cinema, dai fumetti e dalla letteratura popolare). […]
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La prima corsa partì il 3 aprile 1860, l’ultima il 18 ottobre 1861. Appena diciotto mesi, ma tanto bastò ai “riders” del Pony Express per lasciare un segno indelebile nell’epopea del Wild West.
Lungo un tragitto di tremiladuecento chilometri che da Saint Joseph, nel Missouri, raggiungeva Sacramento, in California, attraverso le Grandi Pianure, le Montagne Rocciose e la Sierra Nevada, i postini galoppanti (un’ottantina, in totale) si davano il cambio viaggiando notte e giorno, e passandosi le sacche della corrispondenza ogni centoventi-centosessanta chilometri. […]
Se il servizio del Pony Express contribuì a rendere più rapide ed efficaci le comunicazioni intercontinentali nelle impervie regioni di Frontiera, una cinquantina di anni dopo, il progresso tecnologico permise ai portalettere di alzarsi dal suolo per correre lungo strade fatte soltanto di vento e di nuvole. Dopo la fine della Grande Guerra, “le praterie del cielo” smisero di essere un campo di battaglia e divennero un velodromo, una pista su cui mettersi alla prova […]
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Le altre anteprime degli articoli di approfondimento:
► Fumetti come aeroporti di Luca Boschi.
► Il colosso invincibile di Gianmaria Contro.
► Il piccolo Passo della morte di Ferruccio Giromini.
► Parigi in giallo di Luca Barbieri.
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In apertura: una sequenza grafica realizzata da Micheluzzi per la serie Air Mail.
