di Ferruccio Giromini

Il Khyber Pass è un luogo rimasto famoso nella storia dell’Ottocento coloniale non meno che nella storia della letteratura avventurosa.

A poco più di mille metri di altitudine, non viene certo ricordato per la bellezza del paesaggio, che è sassoso e desolato, ma per l’assoluta importanza sull’antica Via della Seta, principale collegamento tra l’Asia centrale e l’Asia meridionale. Il suo uso si perde nell’alba della Storia: lo utilizzarono Dario, Alessandro Magno, Gengis Khan. E fu un fondamentale punto strategico ai tempi del dominio britannico delle Indie, segnando il confine e la comunicazione tra Pakistan e Afghanistan.

Lì si svolsero, inevitabilmente, scontri memorabili e talvolta eroici. Attilio Micheluzzi ambienta il suo graphic novel L’Uomo del Khyber nel 1879, quando nella regione alcuni importanti avvenimenti si sono già svolti e altri non meno importanti devono ancora accadere. Il quadro storico è abbastanza complesso e va un minimo delineato per comprenderlo.

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In apertura: Attilio Micheluzzi mette in posa soldati e ufficiali dell’Indian Army.