Erano tempi di gesta epiche e meravigliose. Tempi in cui gli eroi, non ancora super ma quasi, offrivano emozioni intense e irripetibili, in cambio di appena dieci centesimi. I loro creatori erano veri e propri forzati dell’intreccio e dei colpi di scena, pagati nemmeno un centesimo a parola e costretti, come gli schiavi delle galere, a stare perennemente chini non sui remi, ma sui tasti di scassate macchine per scrivere. Il loro obiettivo: rendere la vita di tutti i giorni più sopportabile.

Tra la Prima Guerra Mondiale e la fine della Seconda, il pubblico americano, specialmente durante la Grande Depressione, era schiacciato da una realtà soffocante senza apparente o facile via di fuga, dove era un miracolo riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena. Mentre la povertà e il disagio civile dilagavano nelle strade, l’unica consolazione era offerta dalle evasioni a basso prezzo che venivano giornalmente spacciate sugli schermi cinematografici per mezzo di commedie sofisticate nelle quali Fred Astaire e Ginger Rogers volteggiavano, sfoggiando lussuosi abiti da sera e sorseggiando coppe di champagne.

Ogni chiosco era ricoperto di copertine coloratissime e sensazionalistiche in cui giustizieri mascherati salvavano belle ragazze – con gli abiti strappati nei punti giusti per solleticare i bassi istinti senza incappare in castighi censorii – finite nelle grinfie di energumeni dalle fattezze bestiali. I titoli, poi, lasciavano capire senza ombra di dubbio ciò che aspettava il lettore all’interno della rivista: Super Science Stories, Magic Carpet, Jungle Stories!, Hollywood Stories, Doc Savage, The Shadow, The Spider… Dentro si potevano trovare avventure dai titoli invoglianti quali The Black Devil’s Bed! (Il letto del Diavolo Nero!), The Monsters of the Sargasso Sea! (I mostri del Mar dei Sargassi!), Buried Me Alive! (Mi hanno sepolto vivo!), Blazing Colts in the Afternoon! (Colt roventi nel pomeriggio!), tutti con il punto esclamativo finale obbligatorio, tanto per renderle ancor più eclatanti.