Quando si evoca la parola “censura”, la mente corre ai regimi autoritari e, in effetti, non è data nella Storia una dittatura che non abbia esercitato un controllo tenace sulle forme di espressione per tutelare il proprio assetto. Ma anche agli esordi della nostra Repubblica non si scherzava. Il rapporto tra politica e fumetto può essere seguito in maniera esemplare nella storia della Bonelli che, fin dalla sua nascita, ha dovuto lottare, oltreché con la concorrenza, prima con i funzionari in orbace del Minculpop e poi con i progetti di legge di zelanti deputati e senatori.

Nel volume I Bonelli, per esempio, sono ricostruite per filo e per segno le vicende censorie occorse al portabandiera, Tex Willer.

Nel volume “I Bonelli. Una famiglia mille avventure”, per esempio, sono ricostruite per filo e per segno le vicende censorie occorse al portabandiera, Tex Willer. Una revisione, quella delle sue ristampe negli anni Sessanta che, per popolarità del personaggio e tirature delle sue pubblicazioni, non poteva certo passare inosservata al vaglio dei collezionisti. Ma la casistica delle censure a fumetti, avvincente e per certi versi umoristica, non inizia certamente lì.

Quando, nel 1961, gli editori si auto-regolamentano redigendo un codice di Garanzia Morale, i “ritocchini” alle ristampe dei propri personaggi sono già prassi consolidata da almeno un decennio. Per esempio, gli Albi del Falco di Mondadori, che dal maggio 1954 pubblicano in Italia le avventure di Superman, presentano più di 150 manipolazioni in un arco di 14 anni circa. Perfino il nome stesso del personaggio fu modificato, da Superman in Nembo Kid. Sulle ragioni di questo cambiamento autarchico, degno del ventennio appena lasciato alle spalle, qualche delucidazione ce la fornì la vedova di Decio Canzio, la signora Silviana Vercelli, che appena ventenne traduceva dall’inglese proprio le sceneggiature di Superman per Mondadori. Durante le interviste per la realizzazione de I Bonelli, ci spiegò che quel nome era stato scelto probabilmente per non urtare la suscettibilità di certi ambienti cattolici con accostamenti all’osteggiata filosofia del superomismo di Friedrich Nietzsche. Ciò comportò, paradossalmente, un super-lavoro per una schiera di redattori incaricati di cancellare dalle tavole originali le centinaia di “S” che comparivano sul costume di Superman. Tra essi, a far la gavetta, c’era anche un giovane Gaudenzio Capelli, futuro direttore di Topolino.

Le censure su Superman, come dimostrato anche dall’appassionato Cesare Di Giulio nel suo studio “Manipolazioni e censure negli Albi del Falco”, si possono riassumere per lo più in quattro grandi direttive. Primo: coprire più centimetri quadrati di pelle possibile. È tutto un cancellare scollature e colorare calzamaglie sotto le gonne delle supereroine. Secondo: abolire i baci. Venivano falcidiati a decine, tagliando le vignette relative. Terzo: abolire qualsiasi mostruosità biologica. Le creature raccapriccianti o venivano goffamente trasformate in robottoni o erano riportate ad anatomie non patologiche. Quarto: la morte è un tabù. Perciò i defunti si trasformavano quando possibile in feriti gravi, mentre i cadaveri verdi o grigi che rappresentavano il rigor mortis, venivano ricolorati con un più sano rosa.


Alcuni esempi di vignette censurate.

Se Bonelli e Mondadori erano all’epoca gli editori più sensibili alla necessità di autocontrollo delle proprie edizioni, necessità di cui vi spieghiamo la ragione nelle pagine del volume “I Bonelli. Una famiglia mille avventure”, di recente abbiamo trovato esempi di censura anche nelle tavole di un personaggio insospettabile come il Grande Blek edito dalla Dardo, un altro editore di successo che aveva tutto l’interesse a che le sue pubblicazioni non generassero troppo l’attenzione delle varie liste di proscrizione in circolazione. Gli esempi di censure di Blek, che documentiamo qui per la prima volta, riguardano strisce comparse originariamente tra il 1955 e il 1957 e ritoccate sulle ristampe rimontate in formato Albo d’Oro della Collana Prateria. Tra i diversi esempi rinvenuti, segnaliamo un’impiccagione giudicata, forse, un po’ troppo cruenta; un duello al pugnale trasformato in una rissa a mani nude e un apprezzamento decisamente razzista di Blek nei confronti di una zingarella.

Abbiamo ragione di ritenere che non si tratti di un caso isolato e sarebbe bello scoprire se altri eroi fino a oggi insospettabili, come magari Pecos Bill, o addirittura qualche personaggio umoristico non mondadoriano abbiano subito manomissioni censorie, sfuggite finora all’attenzione dei lettori. Chi avesse trovato scheletri nell’armadio, per favore, batta un colpo…

Gianni Bono

Il prossimo appuntamento con I Bonelli è tra quattordici giorni, non mancate!

Se volete approfondire la storia delle collane citate nell’articolo potete consultare i link della Guida al Fumetto Italiano:
Tex
Albi del Falco
Grande Blek


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