Sergio Tarquinio è nato il 13 ottobre del 1925; ha suppergiù ventitré anni quando si ritrova sul ponte di una nave che attraversa l’Atlantico verso la “Terra dell’Argento”, l’Argentina, il Paese che nei cinquant’anni precedenti ha accolto milioni di connazionali in cerca di fortuna.

A Buenos Aires, il Nostro affina il tratto e forgia una straordinaria autodisciplina professionale. In realtà la sua vera ambizione – oggi ampiamente realizzata – era essere un pittore, ma si è messo al servizio delle nuvole parlanti al fine di “sbarcare il lunario”. Quello che parrebbe niente più che un prosaico ripiego, però, nelle mani di chi è mosso da un’incontenibile passione per ciò che fa può, viceversa, mutarsi in ricerca, perfezionamento, scoperta. Ed è così che Tarquinio, in quegli anni, studia e sperimenta, attraversando i più vari registri espressivi.

Nel 1957 entra nell’orbita di Gianluigi e Sergio Bonelli, collaborando con il padre di Tex Willer intorno alla serie d’importazione “Dick Daring” (Giubba Rossa, in Italia). Nel 1968 i due torneranno a incontrarsi sulle pagine di Rick Master, personaggio per certi versi “sperimentale”, che vede la Detective Story intrecciarsi al Western texiano, ma il grosso degli anni Sessanta è saldamente nelle mani di Guido Nolitta, che gli affida due sue creazioni: Il giudice Bean e Il ribelle.

È proprio in quello stesso decennio che Gianluigi lancia a Tarquinio la sfida di Tex, la quale però, una volta raccolta, si perde misteriosamente nei sotterranei di quel labirintico castello che è la storia più intima e inafferrabile delle nuvole parlanti, mentre all’orizzonte la ciclopica impresa di Storia del West comincia a troneggiare come un totem nella bibliografia del cremonese.

Al principio degli anni Novanta, Tarquinio saluta l’universo del fumetto dopo averne accompagnato il percorso per un lungo, lunghissimo tratto. Migliaia di tavole, decine – se non centinaia – di personaggi, avventure e testate editoriali rimangono a testimoniare la sua incancellabile presenza e il contributo non meno importante che ha dato a questa strana, meravigliosa, deliziosamente folle e spesso incompresa arte. Da allora, si dedica a riannodare il filo delle sue passioni di gioventù: la pittura, l’incisione e le più varie forme dell’espressione grafica sono sempre il cibo di cui si nutre, e lo fa con successo e pubblico riconoscimento; tant’è che, nel dicembre 2013, gli è stato conferito il titolo di Cavaliere.

Oggi, per un giovane artista, la vita non è molto più facile di quanto fosse nel 1948 – anche se per motivi diversi, evidentemente. Ma Sergio Tarquinio può smettere di preoccuparsene. L’infaticabile lavoro che ha riversato per decenni sulla carta è stato premiato dall’affetto di tanti, tantissimi lettori e dalla stima di editori e colleghi – un blasone di cui pochi possono fregiarsi.

Gianmaria Contro

Tex. Ombre di morte, testi di Gianluigi Bonelli e disegni di Sergio Tarquinio, copertina di Sergio Tarquinio. Dal 14 novembre in libreria, fumetteria e nel nostro sito ufficiale.


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