A CINQUANT’ANNI DI DISTANZA DALLA SUA PRIMA APPARIZIONE SUI GRANDI SCHERMI DI TUTTO IL MONDO risulta difficile capire quanto fu intenso l’impatto di James Bond, alias Agente 007 (il doppio zero sta a indicare la licenza di uccidere chiunque voglia) sull’inconscio degli spettatori, messi a confronto con un tipo di eroe mai visto prima. Un elegante seduttore dai gusti raffinati, cinico e capace di sopprimere un uomo disarmato (come accade nel film che avvia la serie, Agente 007 – Licenza di uccidere, uscito nel 1962, con la regia di Terence Young), per poi fare una battutina sfottente al cadavere ancora caldo: una caratteristica che verrà rubata dagli specialisti del western all’italiana. Intorno a James Bond giravano tante donne, belle, discinte, facilissime alla seduzione, e pronte a cambiare bandiera dopo soltanto una notte d’amore con lo sciupasottane dei servizi segreti britannici. Altri elementi che contribuirono al successo furono i cattivi, dapprima funzionari sovietici venuti da oltre la Cortina di Ferro (la Guerra Fredda era più calda che mai, agli inizi degli anni Sessanta), in seguito diventati membri di un’organizzazione segreta, la potente Spectre, e, dopo il crollo del muro di Berlino, trasformati in miliardari con smanie di onnipotenza, e regolarmente coadiuvati da figure grottesche, una specie di “bracci destri” uno più pittoresco dell’altro (fra i tanti, ricordiamo almeno Red Grant, il serial killer rieducato che appare in A007, Dalla Russia con amore, e il gigante coreano muto che lancia una bombetta con i bordi affilati, in Agente 007 – Missione Goldfinger). Per non parlare dei gadget quasi fantascientifici che accompagnavano Bond in ogni missione: dall’auto Aston Martin corazzata, ricca di optional, con mitragliatrici al posto dei fanali, sedile eiettabile e targa intercambiabile, al razzo portatile che si può indossare comodamente sulla schiena come uno zaino.