“Vedremo soltanto una sfera di fuoco, più grande del Sole, più vasta del mondo, nemmeno un grido risuonerà e solo il silenzio come un sudario si stenderà”. Rubiamo un verso di una canzone di Francesco Guccini, emblematicamente intitolata Noi non ci saremo, per introdurre questo Dossier dedicato al giorno fatale che non vorremmo mai vivere.
Malgrado la solenne toppata dei Maya che ci davano per spacciati il 21 dicembre 2012, non è il caso di smettere di preoccuparci: stando alle ultime mega-produzioni hollywoodiane, il mondo in cui faticosamente sopravviviamo ha ormai i mesi (oppure i giorni, secondo i più pessimisti) contati.
Lo testimoniano film recenti come Wall-E, Oblivion, Elysium, After Earth, in cui ciò che rimane del nostro pianeta è ritratto come un enorme cimitero a cielo aperto, dove, da secoli, non c’è ormai più traccia della razza dominante, e dove i resti dei ciclopici edifici orgoglio del passato sono malinconicamente sommersi dalla sabbia con le cime che spuntano alla stregua di pietre tombali; in altri film, lo vediamo in preda a un ecosistema sconvolto che cambia ogni dieci minuti, passando dal caldo tropicale al gelo polare, e dominato unicamente da feroci specie mutanti… A chi possiamo attribuire la colpa di questi disastri prossimi venturi? La versione più diffusa ci vede, purtroppo, come unici responsabili, tramite ordigni nucleari che non avrebbero dovuto esplodere, sconvolgimenti climatici provocati dall’inquinamento, virus “costruiti” in laboratori militari a scopo bellico-preventivo e poi sfuggiti di mano ai loro stessi inventori. Niente punizioni divine, quindi, ma punizioni fatte in casa. Probabilmente, la stessa Gaia (secondo l’ipotesi formulata dall’inglese James Lovelock nel 1979, che considera la Terra un essere vivente, al punto da meritarsi un nome proprio) si sia stancata di ospitare parassiti così voraci, al punto di scrollarseli via come fa un cane con le pulci che lo infestano, scatenando una sequela di catastrofi naturali sempre più distruttive.
L’unica consolazione, per gli amanti del bicchiere mezzo pieno, è che, se tutto finirà, non ci saranno più combattive riunioni condominiali, gare di odiosi chef alla televisione, comunicazioni di Equitalia nella cassetta delle lettere o fastidiosi litigi per i parcheggi. Solamente silenzio e pace, almeno per i fortunati rimasti in vita.