ANCHE NELLE STORIE PIÙ DRAMMATICHE CHE HA SCRITTO, TANTO PER ZAGOR QUANTO PER MISTER NO, Guido Nolitta-Sergio Bonelli non ha mai tradito una precisa regola stilistica: “A dispetto del mio proclamato amore per l’Avventura, un amore che avevo coltivato vedendo decine di film e leggendo centinaia di fumetti in tema, e nonostante la mia indubitabile voglia di raccontare vicende ‘serie’ che mi impegnavano spesso in lunghe ricerche storiche sui libri, devo confessare che, mentre mi costava fatica costruire la trama vera e propria, non dovevo sforzarmi troppo per impostare quel siparietto comico che, secondo me, doveva sempre alternarsi ai colpi di scena e alle azioni violente. Non a caso, allora, oltre ai miei amati Burt Lancaster, Stewart Granger, Gary Cooper e John Wayne, granitici pilastri dell’Avventura pura, non mi perdevo neanche i grandi classici della risata, come Charlot, Stanlio e Ollio e Buster Keaton, ma nemmeno i loro epigoni più semplici, come gli ormai dimenticati Ridolini, Bob Hope e Gianni e Pinotto. Tutto sommato, io che non ho né la vocazione né il fisico né il coraggio per essere un eroe, ho sempre sentito molto vicini a me gli aspetti divertenti della vita, piuttosto che quelli epici…”, diceva. Da qui nascevano, dunque, le mille gag di Cico, il piccolo messicano – dotato di un appetito insaziabile e, soprattutto, di un’innata predisposizione a mettersi nei guai – che condivide, da più di sessant’anni, la vita spericolata del Re di Darkwood, ma anche le divagazioni disimpegnate e goderecce di Jerry Drake, cui non dispiacerebbe passare più tempo a sbaciucchiarre qualche bella ragazza, bevendo cachaca e sonnecchiando su un’amaca, anziché calarsi in quel ruolo di Eroe che lo costringe a confrontarsi, per l’ennesima volta, con il cinismo e la violenza della società “civile”.
I buffi misteri dell’Inferno Verde
Almanacco dell'Avventura 2013
di Graziano Frediani