Luigi Boitani è uno scienziato, un accademico e uno scrittore di prima grandezza. Docente di Biologia della Conservazione ed Ecologia Animale presso l’Università la Sapienza di Roma, è autore di progetti di ricerca di respiro internazionale nonché di numerose pubblicazioni specialistiche, ma si è anche dedicato alla divulgazione. Il saggio “Dalla parte del lupo” (1987), edito da Giorgio Mondadori, è la sua opera più nota, ma non bisogna dimenticare “Pan”, la trasmissione televisiva a cui prese parte negli anni Ottanta, in qualità di consulente, documentarista e conduttore. Noi, però, lo abbiamo interpellato perché è stato uno degli inseparabili “compagni di viaggio” di Sergio Bonelli nelle sue peregrinazioni tra India, Africa, Europa, Medio Oriente e Americhe e, per questo, è tra i pochi che possano raccontare “in presa diretta” l’esperienza del nostro editore-viaggiatore. In un assolato pomeriggio d’estate, ha gentilmente accolto il nostro invito, ed è dalla trama dei suoi ricordi che abbiamo estratto questa “testimonianza”.
NASCE TUTTO, COME SEMPRE, DA UNA FOTOGRAFIA: IL SOGGETTO È UNA TOYOTA “LAND CRUISER”, AUTOMOBILE POTENTE E AFFIDABILE. A un certo punto, sarebbe diventata “lei” la protagonista del nostro itinerario di turisti-viaggiatori, di esploratori “per caso” e per curiosità. Ma prima – in principio, viene quasi da dire – c’era la Land Rover. Il “Vagabondo della Terra” letteralmente, o la “Nave del Deserto” se preferite… Per certi versi, tutto è cominciato da lì. La comprai verso la fine degli anni Sessanta per coronare quello che era un vero e proprio progetto di vita, coltivato con pazienza e parsimonia per più di quattro anni; volevo andare in Australia o in India – destinazioni quasi obbligate per i sognatori-fuggitivi di quegli anni – e volevo farlo in assoluta libertà, senza dipendere da niente e da nessuno. La Land Rover era perfetta, un “oggetto romantico” in un certo senso, intriso di quel profumo d’avventura, di leggerezza – di libertà, appunto – che io e i miei compagni andavamo cercando. Come fu che la mia, chiamiamola così, irrequietezza si unì a quella di Sergio? È presto detto: grazie all’incrocio di amicizie comuni: il trait d’union fu la giornalista Silvia Dal Pozzo, era lei a conoscere tanto il “gruppo di Roma” – Gerardo Bamonte, il sottoscritto e altri – quanto Bonelli. Lei presentò Sergio a Gerardo e questi lo presentò a me… Ci incontrammo per la prima volta a Milano, in via Ferruccio, che allora era la sede della sua Casa editrice. Io stavo sul marciapiede e lui mi parlava sporgendosi dalla finestra al pianterreno…