Dieci anni dopo la sua fuga  dall’Africa, e cioè nel momento in cui noi facciamo la sua conoscenza, troviamo Napoleone in Svizzera, a Ginevra; è attorno ai trentacinque anni e gestisce un alberghetto di sua proprietà, l’Hotel Astrid. Qui, Napoleone fa prevalentemente il portiere di notte, coadiuvato nella gestione dell’albergo dalla burbera signora Simenon, una sorta di governante svizzera che gli è molto affezionata al punto che Napoleone la definisce il suo “angelo del focolare”. Napoleone è tendenzialmente un solitario e tende a rintanarsi nel suo albergo, coltivando lo studio dei coleotteri (sua antica passione), e approfondendo studi di letteratura criminale. Il bisogno di solitudine (per altro, continuamente disatteso) a cui Napoleone ambisce nasconde la sua aspirazione a una ricerca del significato e del senso ultimo delle cose che è destinato a inseguire perennemente, senza mai afferrarlo del tutto. Pur avendo una relazione speciale con il mondo dell’invisibile, Napoleone non è un mistico: l’ispettore Dumas e il vice ispettore Boulet lo solleciteranno continuamente a occuparsi di casi concreti, conoscendo le sue qualità di ex poliziotto e la sua competenza in materia criminale. Quando i casi che il suo buon amico ispettore gli propone suscitano la sua curiosità o lo coinvolgono personalmente (vedi le periodiche riapparizioni del Cardinale), Napoleone vince la sua riluttanza e si dimostra un vero uomo d’azione, menando le mani e surriscaldando la sua Beretta calibro 9. L’intrusione di Lucrezia, Caliendo e Scintillone nella percezione della realtà quotidiana di Napoleone rappresenta un elemento cruciale della serie. Queste tre creature rappresentano tre diversi aspetti, a volte antagonistici, del suo carattere, e dialogano con lui come entità autonome. Lucrezia è una ninfa che rivendica e rappresenta la sensibilità femminile; Caliendo è un grottesco maggiordomo pedante e normativo; Scintillone è un piccolo balordo, insofferente alle regole e alla disciplina.