Alfredo Castelli ci ha lasciati. Le parole mancano, in circostanze come questa: si vorrebbe dire moltissimo, e su un uomo così incredibilmente brillante e meraviglioso come Alfredo si potrebbe parlare per settimane. L’unica cosa che posso dire, per quanto banale, è che mi mancherà davvero tanto.
Di lui mi mancherà la vastissima cultura, della quale il “sapere fumettistico”, per quanto immenso, era soltanto una parte: sapeva tutto, Alfredo, e di tutto con lui si poteva parlare. Ti incantava, senza mai annoiarti, quando snocciolava aneddoti su aneddoti, come un fiume in piena, e avresti voluto che non si interrompesse mai, che il tempo si fermasse. Ma mi mancherà soprattutto il modo allegro e fanciullesco con il quale affrontava il mondo, la sua disincantata e irrefrenabile allegria, la voglia di scherzare e di strapparti un sorriso, cosa che riusciva sempre a fare. Vulcanico nel lavoro, nella vita, ma anche negli scherzi, e vorrei ricordarlo con un aneddoto piccolo-piccolo, fra i moltissimi che mi vengono in mente, ma che, per me, è enorme perché ritrae egregiamente questo aspetto del suo carattere che così tanto mi affascinava.
Per un certo periodo di tempo io e Alfredo siamo stati vicini d’ufficio, in via Buonarroti, e questo mi ha permesso di apprendere come acquistasse con una certa regolarità oggetti assurdi su internet. E quando dico assurdi, intendo cose come trappole per dita (che mi fece provare, lasciandomi imprigionato), improbabili soprammobili a molla che saltellavano e ticchettavano, penne sonore, mini-peluche estremamente bizzarri, un ragno gigante di gomma (!), maschere di Carnevale mai viste prima da occhio umano e così via. Fra questi strani oggetti c’era anche, come imparai a mie spese, un adesivo da pavimento che simulava tridimensionalmente un buco in modo incredibilmente realistico. Era molto grande, di circa un metro di diametro, e, come detto, avrebbe ingannato l’occhio umano anche a un esame attento, figurarsi a uno rapido e superficiale.
Ebbene, Alfredo posizionò questo adesivo all’ingresso del suo ufficio, senza appiccicarlo, e poi mi chiamò a gran voce, con tono concitato: «Luca! Corri! Ho bisogno di te!». Come detto, io stavo nell’ufficio accanto, per cui, temendo un incidente o qualcosa di simile, mi precipitai fuori dalla stanza, svoltai l’angolo, e feci il mio ingresso nell’ufficio di Alfredo… compiendo immediatamente un gran balzo all’indietro, spaventato dal buco che si era improvvisamente aperto sotto i miei piedi! O almeno questo è ciò che registrò il mio cervello nello scorgere il mega-adesivo di Alfredo.
Vedendomi balzare all’indietro e cercando con i suoi occhietti furbi il mio sguardo atterrito e sconcertato, Alfredo rispose al muto interrogativo che il mio viso stava esprimendo dicendo, con un sorriso composto e soddisfatto: «Volevo verificare che l’adesivo funzionasse… e funziona! Grazie mille, Luca»; poi girò la sedia e tornò tranquillamente a scrivere al computer, lasciandomi in preda a una risata irrefrenabile sulla soglia del suo ufficio.
Ecco, Alfredo era così.
Il mondo da oggi è più vuoto, triste e grigio, senza di lui e chi l’ha conosciuto, anche se soltanto per poco, sa benissimo quanto questo sia dolorosamente vero.
Addio, BVZA, buon viaggio.
Luca Barbieri
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