Due dicembre 1932, due dicembre 2022. Oggi Sergio Bonelli avrebbe compiuto 90 anni. Chissà come avrebbe guardato a tutte le novità di quest’era moderna della sua Casa editrice… I film, i cartoni animati, i videogiochi, i fumetti da leggere sul telefonino o sullo schermo di un computer…

Sergio  Bonelli era un curioso, per natura: sicuramente avrebbe posto tante domande, fornito tanti suggerimenti e pareri e avrebbe continuato a guidare la redazione in questa nuova fase come ha fatto per tanti anni, fino alla sua scomparsa, partecipando a ogni singolo aspetto della realtà editoriale che porta il suo nome.

Un ruolo che oggi ricade sulle spalle di suo figlio Davide che con entusiasmo supporta e promuove tutte queste iniziative, ben sapendo che ogni nuovo passo intrapreso da tutti noi è fatto con il rispetto e la profonda ammirazione provata nei confronti del suo inimitabile papà.

Quest’anno vogliamo ricordare Sergio Bonelli con il racconto di uno degli aneddoti più curiosi della sua lunga carriera, quello che l’ha visto proporre a Giorgio Cavazzano di disegnare addirittura un Texone.

Le parole che vi riportiamo sono quelle dello stesso maestro veneziano, tratte dal recente libro di Francesco Verni Giorgio Cavazzano. Un veneziano alla corte del fumetto. Parole che ci sembra, riflettono perfettamente la grandezza del Sergio Bonelli appassionato lettore di fumetti prima ancora che editore.

► Quando hai conosciuto Sergio Bonelli?

La prima volta che l’ho incontrato è stato a un Salone Internazionale dei Comics di Lucca di tantissimi anni fa.

Da persona straordinaria quale era, Sergio conosceva il mio lavoro – e non solo il mio, ma quello di tanti colleghi – nei minimi dettagli. Ricordava esattamente vignetta su vignetta, cosa rarissima perché normalmente i responsabili incaricano altri di prestare attenzione a queste cose. Era un grande lettore, anche del “Topolino”, cosa che un po’ mi sorprese e mi fece felice.

L’amicizia vera è nata spontaneamente, tanto più che non avrei mai pensato di collaborare con lui, anche se a Rapallo, nel 2005, mi chiese se ero disposto a disegnare un Texone. Fra lo stupore generale, gli risposi che non me la sentivo, perché credo sia una cosa molto difficile e delicata. In più, conosco i miei limiti.

A distanza di anni, la ritengo una scelta giusta e corretta. Non ho mai sentito nella mia matita il personaggio di Tex: conosco il rigore che sceneggiatori e pubblico vogliono vedere nelle pagine della testata. Dettagli importanti che non sarei riuscito a replicare.

► Con “Funny Ken” ti sei però cimentato comunque con il western bonelliano…

Tramite Giancarlo Berardi, nel 1994, Sergio Bonelli mi chiese di realizzare delle illustrazioni autoconclusive destinate a Ken Parker Magazine. È stato molto divertente. Quello che arrivava da Berardi era un disegno abbastanza definito, una specie di storyboard con i personaggi ben disposti sulla pagina.

Pensai di fare questo lavoro imitando un tipo di inchiostrazione ottocentesca che amo molto, quella di Charles Dana Gibson, una tecnica graffiata fatta con il pennino, tratteggi realizzati in maniera quasi pittorica, tipici di varie pubblicazioni a cavallo del secolo, dal “Punch” (rivista satirica inglese, pubblicata con periodicità settimanale dal 1841 al 1992) al “Simplicissimus” (rivista satirica tedesca pubblicata dal 1896 al 1967).

Il lavoro era piaciuto molto a Sergio, tanto che ha voluto una delle illustrazioni, l’unica che ho ceduto nel tempo. Credo sia ancora appesa da qualche parte nella redazione di via Buonarroti a Milano.

A cura di Francesco Verni

Giorgio Cavazzano. Un veneziano alla corte del fumetto, a cura di Francesco Verni. Disponibile in libreria, fumetteria e nel nostro sito ufficiale.


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