Il quarantesimo Dylan Dog Color Fest, intitolato “Estreme visioni“, arriva in edicola mercoledì 9 febbraio. Composto da tre storie dal sapore “indie”, l’albo è realizzato da tre autori al loro esordio bonelliano. O quasi, perché in realtà Jacopo Starace aveva già realizzato qualche pagina di un albo di Orfani. Ma lasciamo che sia lui stesso a raccontarlo nell’intervista che segue.
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I miei studi sul fumetto iniziano sui banchi delle aule di scenografia all’Accademia delle Belle Arti di Brera, quando scopro alcuni fumetti pazzeschi e grandi classici che mi illuminano.
► Puoi presentarti ai lettori di Dylan Dog?
Mi chiamo Jacopo Starace e sono un fumettista e illustratore di Milano. Sulla carta sarei anche uno scenografo, ma non avendo mai praticato la professione non riesco a considerarmi tale. D’altro canto, l’impatto che lo studio della materia ha lasciato su di me è stato talmente forte da aver condizionato totalmente il mio metodo di lavoro.
► Qual è stato il tuo percorso da fumettista precedente al tuo arrivo sul Color Fest?
Come appena scritto, i miei studi sul fumetto iniziano inaspettatamente sui banchi delle aule di scenografia all’Accademia delle Belle Arti di Brera. Durante gli studi scopro alcuni fumetti pazzeschi e grandi classici che mi illuminano sul panorama fumettistico europeo e statunitense. Da quel momento decido di provare a fondere le due materie, cercando via via di perfezionare un metodo di lavoro basato su collage, immagini ed esperimenti con la tecnica di animazione del rotoscopio.
Da qui inizio a entrare in punta di piedi dapprima nel sorprendente sottobosco dell’underground, per poi lavorare con alcune case editrici italiane, tra cui anche la Sergio Bonelli Editore, disegnando alcune pagine di Orfani: Sam. Nel 2019 entro a far parte di Progetto Stigma e pubblico il mio primo libro autoriale, “INN”, che si presta a contenitore della storia di un giovane uomo che, sulla falsa riga di “Il mago di Oz” di Baum, attraversa mille peripezie per ritrovare la sua luce scomparsa.

Quest’anno, invece, sto lavorando al mio secondo fumetto, “Essere Montagna”, che uscirà in Francia con Édition Sarbacane. Narra il viaggio di due fratellini che scalano una montagna per cercare l’antidoto di una malattia terribile che sta devastando il loro mondo.

Se Dylan fosse il mio vicino di casa probabilmente non andrei a chiedergli neanche lo zucchero. Alcuni suoi lati mi affascinano, l’ho sempre trovato intrigante.
► Qual è il tuo rapporto da lettore con l’Indagatore dell’Incubo?
Se Dylan fosse il mio vicino di casa probabilmente non andrei a chiedergli neanche lo zucchero.
Alcuni lati del personaggio mi affascinano, l’ho sempre trovato intrigante, soprattutto all’inizio del mio approccio, quando sbirciavo le sue avventure nelle fumetterie. Il lato che più mi affascina è che la sua complessità sta tutta nel fatto che voglia risultare meno complesso possibile. Questo da vita alla miriade di sfaccettature che lo formano e che lo portano a essere amato e odiato in egual misura.
Per quanto mi riguarda ancora lo sto osservando, un po’ guardingo e un po’ pensieroso, ma sicuramente grazie a questo Color Fest sono riuscito a conoscerlo un po’ di più.

► Puoi dirci in che modo ti sei approcciato alla tua storia e che visione hai voluto dare del personaggio?
Approcciarmi a “Il teatro dei demoni” è stato piuttosto stressante a causa del carico di aspettative che sentivo grattarmi addosso durante tutta la fase ideativa ed è solo grazie ad alcuni colleghi e amici che sono riuscito a sbrogliare la mia personale matassa.

Secondo me il creatore di una storia costituisce solo il 50% dell’opera, perché è solo grazie al lettore che quella storia può esprimersi e completarsi.
Secondo me il creatore di una storia costituisce solo il 50% dell’opera, perché è solo grazie al lettore che quella storia può esprimersi e completarsi. È solo grazie all’immaginazione del lettore, alle sue intuizioni, ai propri trascorsi, alla sua sensibilità che il racconto si evolve fino a formare sempre un’opera diversa in base a ciascuno di noi. Ho provato a lavorare proprio su questo e sul concetto di giudizio.
Nei miliardi di universi possibili e dopo la lettura dell’albo “Inferni” ho pensato di far recitare Dylan all’interno di un pomposo teatro londinese e offrire due diversi punti di vista: quello degli spettatori che osservano, urlano e giudicano il personaggio e quello degli attori sul palco, coloro che devono assorbire e smarcare i giudizi e le critiche di un pubblico di demoni particolarmente feroce.
A cura di Adriano Barone
Dylan Dog Color Fest 40 “Estreme visioni“, testi e disegni di Officina Infernale, Spugna e Jacopo Starace, copertina di Ambra Garlaschelli. Dal 9 febbraio in edicola, fumetteria e nel nostro sito ufficiale.
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